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UN DISCO PER L'ESTATE«Petrov, mani d'oro e carattere pacato: sul ghiaccio si trasformava»

01.08.19 - 08:01
Krister Cantoni, due volte campione svizzero, ci ha raccontato Oleg Petrov: «Era impressionante dal punto di vista tecnico e mentale. Con DiPietro, un cavallo pazzo, formava un mix perfetto»
Keystone/foto d'archivio
«Petrov, mani d'oro e carattere pacato: sul ghiaccio si trasformava»
Krister Cantoni, due volte campione svizzero, ci ha raccontato Oleg Petrov: «Era impressionante dal punto di vista tecnico e mentale. Con DiPietro, un cavallo pazzo, formava un mix perfetto»
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AMBRÌ - Ha incantato, ha trascinato, ha riscritto record e fatto sognare l'intero popolo biancoblù. Oleg Petrov, nei tre anni ad Ambrì, ha lasciato un segno indelebile nonostante l'amaro epilogo nella finalissima tutta ticinese che premiò il pragmatico Lugano di Jim Koleff ('99). Sì, perché dopo quella stagione il folletto russo tornò in NHL ai Montréal Canadiens, mentre nella sua seconda "vita" in Svizzera indossò la maglia del Ginevra (campionato 2003/04) e poi quella dello Zugo ritrovando al suo fianco anche un certo Paul DiPietro.

Quello di Ambrì è stato un Petrov dominante e sovente inarrestabile, quello ammirato a Ginevra e Zugo un talento purissimo ancora una spanna sopra agli altri. Lo sa bene Krister Cantoni, compagno dell'artista russo in biancoblù e poi avversario quando giocava a Lugano.

«Oleg Petrov, senza giri di parole, è stato sicuramente tra gli stranieri più forti che hanno solcato le piste svizzere - esordisce Krister Cantoni, due volte campione svizzero con la maglia del Lugano - Per tasso tecnico e pattinaggio era superiore agli altri, aveva un gioco dominante. Nei suoi anni ad Ambrì ha riscritto record e messo in fila stagioni da oltre 100 punti... (115 nel 97/98; 107 nel 98/99, ndr). In pista faceva un po' quello che voleva».

I suoi numeri e record sono lì da vedere...
«Vedo difficile, o praticamente impossibile, che vengano battuti. Nel campionato in coppia con Chibirev ha fatto qualcosa come 93 punti (30 gol) in 40 partite di regular season. Mostruoso».

Nel '98 l'Ambrì guidatò da Larry Huras si fermò in semifinale al cospetto dello Zugo di McDougall e Walz. Nel '99 il rimpianto è ancora più grande, con la finale persa col Lugano.
«È mancata la ciliegina sulla torta. Nella finale col Lugano Petrov e DiPietro hanno pagato gli sforzi e non hanno più reso come nel resto della stagione. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma se quel campionato fosse durato due settimane in meno a livello di impegni... chissà. Ciò non toglie che sono stati anni incredibili e indimenticabili».

All'epoca Cantoni, elemento prezioso e polivalente, giocava in attacco. Da uno come Petrov si cerca sempre di imparare qualcosa...
«Sicuramente. La sua grande caratteristica, oltre alla tecnica, era la voglia di vincere. La mentalità che ha portato in spogliatoio era impressionante. Voleva sempre vincere anche in allenamento e sotto questo aspetto ha alzato l'asticella di tutto il gruppo. Ha portato questa mentalità e personalmente me la sono portata dietro per il resto della mia carriera. Poi chiaro, dal lato tecnico non è evidente cercare di imitare un Petrov... (ride, ndr)».

Che tipo era fuori dal ghiaccio?
«All'epoca avevamo uno splendido gruppo e questo è sempre un plus se vuoi avere successo. Petrov dal canto suo era un grande professionista, un tipo molto tranquillo. Su DiPietro potrei raccontare un libro... era un cavallo pazzo. Oleg invece si può descrivere come un fenomeno dal carattere pacato, che però sul ghiaccio si trasformava. Non si è mai montato la testa. Insieme all'esuberanza di DiPietro formava un mix perfetto: questa era anche la loro forza quando si univano sul ghiaccio».

Nel 2002 sei passato al Lugano e, da avversario e come difensore, hai affrontato Petrov nel suo periodo a Ginevra e Zugo.
«Non vorrei dire un'eresia, ma dopo il suo ritorno in Svizzera nel 2003 era meno dominante rispetto al giocatore fantastico visto ad Ambrì. Restava spettacolare a livello tecnico, ma si era un po' alzato il livello generale del campionato. Soprattutto dal lato fisico e del pattinaggio. Questo ha un po' influito sulle sue performance. Certo Oleg, con le mani che aveva, restava un sorvegliato speciale in ogni situazione...», conclude Krister Cantoni.

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