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Il difensore dell'Uruguay si è reso protagonista di una curiosa situazione quando militava nell'Eintracht Francoforte
MOSCA (Russia) - Nel calcio dei social e delle pay tv i giocatori tatuati sono ormai ampiamente sdoganati, per non dire che sia la normalità. Dal cartello stradale di De Rossi alle braccia colorate di Messi, dalla rosa sul collo di Nainggolan al corpo interamente inchiostrato di Icardi, gli esempi di sicuro non mancano.
Per colpa di un tattoo, però, uno dei 23 convocati dell’Uruguay si è quasi giocato la carriera. Parliamo di Guillermo Varela, che portato in Europa nel 2013 ad appena 20 anni dal Manchester United, rappresenta il primo acquisto dell’era “post Ferguson”. Nel 2016 si trasferisce in prestito all’Eintracht Francoforte, ed è qui che avviene il fattaccio. Varela è costretto ai box per otto mesi da un infortunio che ne condiziona l’intera stagione, ma recupera in tempo per la finale di Coppa di Germania contro il Borussia Dortmund, nella quale l’allenatore Niko Kovac è intenzionato a schierarlo titolare.
Contravvenendo alle raccomandazioni di tutto lo staff tecnico, però, qualche giorno prima della gara il ragazzo decide di tatuarsi l’avambraccio destro che, per sua sfortuna, si infetta. L’infiammazione è tale da non permettergli di scendere in campo, mandando su tutte le furie il club che lo sospende con effetto immediato e lo rispedisce a Manchester con un biglietto di sola andata. Ma l’uruguaiano ormai si è giocato la fiducia dei Red Devils, che a loro volta lo fanno tornare alla casella di partenza: lo scorso agosto infatti Varela viene riacquistato dal Penarol, il club dove è cresciuto e dove, a fatica, nell’ultimo anno è riuscito a costruire la propria rinascita fino a meritarsi una maglia da titolare nelle prime due partite giocate fin qui dalla Celeste.
