L'ex attaccante di Lugano e Ambrì degli anni '90, Stefano Togni, si è espresso in merito alla deludente prestazione ottenuta dalla Nazionale elvetica alla Deutschland Cup
BELLINZONA - Questo fine settimana la selezione svizzera ha terminato la Deutschland Cup 2016 all'ultimo posto con zero punti, in virtù di tre sconfitte rimediate in altrettante partite: contro Canada (0-3), Germania (2-3) e Slovacchia (1-4). «C'è ancora molto da lavorare, anche se non dobbiamo dimenticare che si è trattata di una Nazionale sperimentale», ha dichiarato l'ex attaccante di Lugano e Ambrì degli anni '90 Stefano Togni. «Fischer ha voluto dare fiducia a diversi giovani e ci si poteva aspettare qualche difficoltà, ma le tre sconfitte patite in altrettante gare non ci volevano soprattutto per il morale. In vista dei prossimi impegni l'head-coach dovrà indubbiamente cambiare qualcosa».
Oltre alle tre battute d'arresto, quello che più ha preoccupato gli appassionati di hockey è stata la sterilità sotto porta degli attaccanti svizzeri: sono state infatti solo tre le reti totali realizzate dalla nostra Nazionale... «Personalmente credo che a livello internazionale sia necessario cercare di giocare in maniera molto più semplice, senza fronzoli. Bisogna farsi trovare pronti davanti alla porta per eventuali deviazioni o rimbalzi, per realizzare quelle classiche reti sporche che ti permettono di vincere gli incontri. In genere, a livello di Nazionali, si vedono raramente gol o giocate spettacolari e la Svizzera dovrebbe essere più concreta migliorando sotto questo aspetto. Durante questa Deutschland Cup è infatti mancato quel sano "killer instinct", fondamentale per conquistare punti. Oltre a ciò, la maggior parte delle nazionali può vantare giocatori fisicamente molto forti, mentre per noi non è così. Per questo motivo bisognerebbe sfruttare maggiormente altre caratteristiche come la velocità e l'intensità di gioco, di modo da riuscire a sopperire quei chili che mancano».
Dopo l'ultimo deludente Mondiale, soprattutto i tifosi si attendevano un altro tipo di reazione dal gruppo di Fischer... «Chiaramente ci si aspettava di più a livello di risultati, ma non dimentichiamoci che queste partite sono soprattutto utili per permettere ad alcuni giocatori, quelli nuovi, di prendere confidenza con la Nazionale. In questo contesto sono state per esempio positive le prestazioni di Rod. Il prossimo Mondiale Fischer dovrà dimostrare tutto il suo valore e le sue capacità nel gestire questo tipo di situazione, ma sono sicuro che avrà fatto tesoro dopo l'ultima esperienza negativa. Bisogna lasciargli il tempo necessario, credere in lui e nel suo modo di vedere l'hockey, senza metterlo sotto pressione: è un allenatore giovane che ha grandi margini di miglioramento. La Federazione ha deciso di dargli fiducia perché è convinta del suo progetto e lui non deve assolutamente demoralizzarsi: deve ripartire dagli aspetti positivi, lavorare su quelli e imparare dagli errori commessi, andando avanti con la sua filosofia di gioco. Solo così potrà crescere. In ogni caso solamente dopo la Coppa del Mondo si potranno tirare le somme, non prima».
Zurkirchen e Fuchs non avrebbero meritato la convocazione? «Per quello che hanno mostrato finora ad Ambrì avrebbero sicuramente meritato di essere inseriti nella lista dei convocati. Fischer avrà avuto i suoi motivi per lasciarli a casa, anche se sono convinto che se i due biancoblù continueranno su questa strada verranno chiamati in occasione dell'Arosa Cup nel mese di dicembre. Bisogna anche sottolineare che a livello di portieri la concorrenza è grandissima: oltre a Stephan, Mayer e Zurkirchen ci sono infatti anche Hiller e Genoni, senza dimenticare il "nord americano" Berra».