Sbagli, incertezze e una nuova prestazione mediocre sono costati al Lugano - che pare essere tornato con la testa ai tempi della crisi autunnale - un pesante ko a Zurigo. E ora?
LUGANO - Per un paio di settimane la croce è stata buttata addosso a Da Costa. «Senza quegli errori il risultato sarebbe stato diverso». «Certi sbagli non sono accettabili». «Non è tranquillo». Sul conto del 31enne si è detto – a ragione – di tutto. Fuori lui per la sfida del Letzigrund, il Lugano non ha però voltato pagina. Anzi. L'incertezza che aveva bloccato il portiere zurighese contro San Gallo e Young Boys ha infatti “contagiato” chi è sceso in campo, imbarazzante per 20' almeno e, così, riuscito a compromettere un match che non pareva fuori portata. I biancazzurri di mister Magnin sono infatti sembrati tutto fuorché inarrivabili. Eppure hanno vinto con merito, allungando in classifica. Già era successo con i biancoverdi di Giorgio Contini e pure, per certi versi, con i gialloneri primi della classe. Se tutto va come deve insomma, se c'è la convinzione, allora i ticinesi se la giocano contro ogni rivale. Altrimenti si trasformano in mansueti agnellini pronti da sacrificare.
Appurato che qualità tecniche, fisiche e ordine tattico non mancano a questo Lugano, allora il problema è da cercare nella testa di molti interpreti, finora dimostratisi incapaci di esprimersi con costanza ad alto livello. Peccato perché, pur con la salvezza che (per il momento) non pare in discussione, salendo sull'altalena i ticinesi si stanno giocando la possibilità di una qualificazione alla prossima Europa League. E un futuro un po' più ricco. Tutto gettato alle ortiche? Non ancora, ma servirà tornare a fare le cose semplici, a scendere dal piedistallo (qualcuno) e a “ricentrarsi”. Ha ragione mister Tami: sarà una settimana difficile.