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"Spine e lamponi", il senso della vita secondo Sebalter

MUSICA"Spine e lamponi", il senso della vita secondo Sebalter

29.03.23 - 06:30
Il cantautore ticinese presenterà il suo nuovo album il 6 aprile al Teatro Sociale Bellinzona e festeggerà i 10 anni di "Hunter of Stars"
SEBASTIANO PIATTINI
"Spine e lamponi", il senso della vita secondo Sebalter
Il cantautore ticinese presenterà il suo nuovo album il 6 aprile al Teatro Sociale Bellinzona e festeggerà i 10 anni di "Hunter of Stars"

BELLINZONA - Il 6 aprile il Teatro Sociale Bellinzona ospiterà un anniversario decisamente speciale: quello dei 10 anni di "Hunter of Stars", il brano con il quale Sebalter partecipò poi nel 2014 all'Eurovision Song Contest. Il cantautore ticinese invita il pubblico a una grande festa, che servirà per celebrare la ricorrenza. Insieme a lui sul palco bellinzonese ci sarà una rodatissima band, composta da Rocco Casella, Mattia Bordignon, Daniel Macullo, Lorenzo Mattiussi, André Sanpaio e Marco Cuzzovaglia. Sarà inoltre l'occasione per presentare il nuovo album "Spine e lamponi". Un lavoro nel quale l'artista bellinzonese va a pescare in quelle che sono state le sue sonorità "classiche" e che si può senz'altro definire maturo, coinvolgente e molto sentito, specialmente dal punto di vista emotivo.

È un disco ricco di temi e uno di questi è sicuramente la paternità.
«Corretto. Ci sono due canzoni nate pensando alla mia bimba, a partire dal singolo "Il cielo di notte". L'ho scritta quando era ancora nel pancione e pensavo a lei. L'altra è "Canzone per una bimba lontana"».

Quest'ultima sembra una ninna nanna, ma in realtà è qualcosa di più...
«La musica richiama quella di una ninna nanna, ma il testo richiama... la vita».

Possiamo dire che musicalmente questo è un Sebalter più cantautore e meno sperimentatore?
«Esatto. Rispetto al lavoro precedente è molto più presente la chitarra acustica, quella elettrica, i violini ma anche i richiami al folk... E come testi siamo in una fase diversa rispetto a "Gente simpatica"».

Quali aspetti avete privilegiato durante il lavoro in studio, tu e Fabio "Mago" Martino?
«Volevo pensare a dei brani che risultassero più immediati e perfetti da suonare dal vivo».

Cosa rappresentano le spine e i lamponi che danno il nome all'album, ma anche a una canzone?
«Ci possono essere varie letture, ma per me è un po' il senso della vita: per arrivare al dolce del lampone, qualche spina te la devi prendere. Ma possiamo rovesciare il punto di vista: per ogni spina c'è sempre un lampone, ogni yin ha il suo yang».

La critica alla società contemporanea è una costante in tutti i tuoi lavori. In "Mi dicono che brucia" tracci un quadro abbastanza sconfortante di quello che siamo diventati: superficiali, troppo attenti all'apparenza e immobili.
«È la tendenza a non far fatica, ad adagiarsi. Ma, come ho appena detto, per gustare un buon lampone bisogna sapersi graffiare... Quando scrivo una canzone cerco di non giudicare, a partire da me stesso: sono io il primo ad adagiarmi».

Ne "Il cielo di notte" c'è una frase che mi è piaciuta molto: dici che la sorte non è mai cattiva, ma è solo viziata dalle nostre aspettative.
«Dipende tutto dall'individuo e dall'attitudine rispetto all'esistenza. È forse il brano a cui tengo di più: guardi il cielo notturno e metti ogni aspetto della quotidianità in prospettiva. Siamo dei piccoli esseri che dovrebbero approfittare della propria vita».

"Guerriera" è una canzone dall'alto contenuto emotivo, e non mi sembra il caso di aggiungere altro...
«Ti ringrazio. È effettivamente un brano molto delicato».

Il disco è molto interconnesso, ogni brano richiama e si collega agli altri (a uno o più).
«L'idea originale era di fare dei singoli ogni due-tre mesi. Ma poi, lavorandoci, mi sono accorto che questi brani hanno pienamente senso solo se escono insieme. Scaglionandole le avrei private del loro contesto».

Cosa dobbiamo aspettarci dallo show di Bellinzona?
«Sarà un concerto frizzante e bello sostenuto, come lo era "Hunter of Stars". Ci saranno diversi brani rivisitati, sempre in chiave piuttosto folk, e non mancheranno gli ospiti: in particolare Kety Fusco ed Elias Bertini. Ci sarà anche il quartetto d'archi Khora - che ha suonato con i grandi nomi della scena pop e rock italiana - che mi accompagnerà nella parte centrale dello show, quella con i brani più "tranquilli" riarrangiati in versione voce, archi e batteria elettronica».

Sono passati 10 anni dalla fischiata più famosa della musica svizzera...
«Fa veramente impressione. Per certi versi sembra ieri, per altri un millennio fa».

Che Sebalter è quello di oggi rispetto a quello dell'Eurovision Song Contest?
«Un Sebalter dieci anni più vecchio (ride, ndr). Un Sebalter che ora canta e scrive in italiano, che forse ora è più cantautore e meno "fischiettatore"... Ma un Sebalter che ama sempre la musica».

E che Sebastiano è, quello di oggi? 
«Soprattutto è un Sebastiano papà e questo è l'aspetto sicuramente più rilevante».

 
 
 
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