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Una sola lingua nazionale? Scoppierebbe (probabilmente) una guerra civile

LOCARNOUna sola lingua nazionale? Scoppierebbe (probabilmente) una guerra civile

30.11.23 - 06:30
In uscita oggi al cinema la commedia “Bonjour Ticino”, che ipotizza le conseguenze della perdita di un aspetto centrale della nostra cultura.
VOGEL PERSPEKTIVEN
Una sola lingua nazionale? Scoppierebbe (probabilmente) una guerra civile
In uscita oggi al cinema la commedia “Bonjour Ticino”, che ipotizza le conseguenze della perdita di un aspetto centrale della nostra cultura.

LOCARNO - Cosa accadrebbe se in Svizzera fosse ammessa una sola lingua nazionale e venissero bandite le altre? Sicuramente scoppierebbe il caos, magari anche una guerra civile. Forse emergerebbe una resistenza (e perché non in Ticino) decisa a difendere la propria identità. Tutte ipotesi?

La commedia "Bonjour Ticino” del regista zurighese Peter Luisi, che debutta nelle sale ticinesi oggi, giovedì 30 novembre, cerca di dare una risposta facendo emergere tutta l’unicità del plurilinguismo svizzero. Come? Attraverso una storia divertente, ma carica di significato, che riscopre l’appartenenza svizzera di tutte le regioni del Paese. Un lungometraggio realizzato dalla Spotlight Media Productions AG con il sostegno della Ticino Film Commission.

VOGEL PERSPEKTIVEN

La trama del film ruota attorno alle difficoltà di un agente della polizia federale, Walter Egli (interpretato da Beat Schlatter), di adeguarsi all’esito di un’iniziativa popolare che gli stravolge la vita: il francese sarà la sola lingua nazionale. Come lui tanti cittadini si trovano in crisi. Qualcuno accetta passivamente l'imposizione proveniente da Berna (la maggior parte degli svizzeri tedeschi), altri invece si ribellano. L’unico cantone che però non vuole piegarsi è il Ticino, dove viene presto fondato un gruppo di resistenza pronto a tutto pur di difendere la propria identità («per ogni ticinese morto, moriranno tre romandi e cinque mangia rösti»). Per conservare il lavoro Walter è costretto a intraprendere una missione in incognito a sud delle Alpi per sabotare la resistenza. 

Perché una Svizzera monolingue sarebbe un incubo? «Verrebbe a mancare l’anima della Svizzera, verrebbe sradicata una parte fondamentale di cultura del nostro Paese», ci ha spiegato Catherine Pagani, attrice ticinese che interpreta il ruolo di Francesca Gamboni, partigiana del cuore della resistenza a sud della Alpi. «Si toglierebbe una parte importante della nostra identità. Quando ero più giovane e mi sono trasferita a Zurigo avevo una visione un po’ chiusa. Ero convinta che noi ticinesi, confinati nella parte più piccola della Svizzera, dovessimo sempre lottare più degli altri per ottenere qualcosa. Crescendo ho invece capito che è una ricchezza. Cosa succederebbe? Penso ci sarebbero davvero delle rivolte», ci ha confessato l'attrice ridendo.

VOGEL PERSPEKTIVEN

Nel film, chi ha promosso l'iniziativa "No Bilingue" sostiene che il plurilinguismo non è una ricchezza ma un ostacolo all’unità nazionale. «Il film dimostra proprio l’opposto. Trovo la storia molto bella e interessante. È forse la prima volta che in un film svizzero si fondono tre lingue nazionali». Un mix di culture che ingloba tutte le regioni del Paese.

Un grande merito del regista è quello di sapersi districare tra stereotipi e luoghi comuni con una buona dose di ironia e humor, senza però mai cadere nelle banalità. «È un aspetto che mi è piaciuto molto. Tutti si prendono in giro, ma soprattutto tutti possono ridere di tutti. In Ticino, a Castellinaria, il personaggio di Beat per esempio è stato molto apprezzato per la sua comicità e l'autoironia. Perché tutti ridono? Perché spesso questi piccoli luoghi comuni sono veri». Il ticinese ritrova la tendenza all’anticonformismo. Lo svizzero tedesco si rispecchia nella rigidità di Walter a cui il francese proprio non entra in testa. «Guardando il film penso però che tutti gli svizzeri si sentano ancora più uniti. Perché in fondo nessuno vorrebbe una Svizzera monolingue».  

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L’attrice ticinese non nasconde l’emozione per aver avuto l'opportunità di recitare “in casa”. «Sono nata e cresciuta con la passione per il cinema. È sempre stato un sogno. Quando mi sono trasferita a Zurigo ho iniziato qualche corso serale che mi ha permesso di recitare in pièce di teatro e in tanti musical. Il cortometraggio "Talponi" diretto dal regista ticinese Vanja Tognola mi ha lanciato». Una performance che non ha lasciato indifferente Peter Luisi, regista di "Bonjour Ticino". «Poi è andato tutto velocissimo. Per il casting ci hanno dato solo tre scene. Non è molto per capire bene il carattere del personaggio. Ero agitatissima, ma fin dall'inizio ho interpretato Francesca come una combattente che si batte per i diritti e per l'uguaglianza».

Dopo alcune settimane ecco la telefonata che Catherine aspettava. «Ho sudato sette camicie, ma quando mi hanno chiamata per annunciarmi che avevo ottenuto la parte ero al settimo cielo. Ho passato un'ora buona di totale euforia, un giubileo. Poi però devo ammettere mi è salita anche un po' di ansia. È un film in cui emerge il Ticino in tanti dei suoi aspetti, è un'occasione ma anche una responsabilità».

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COMMENTI
 

mali 5 mesi fa su tio
il giubileo non c'entra, semmai è stato un giubilo...

Maverik 5 mesi fa su tio
Ma almeno se una volta fossimo veramente i ribelli !!!
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