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EGITTOL'Isis rivendica l'uccisione di 15 miliziani

12.05.17 - 13:43
L'Isis rivendica l'uccisione di 15 miliziani

IL CAIRO - Aumentano i segnali di un coinvolgimento di tribù locali nella guerra condotta dall'esercito egiziano contro l'Isis nel Sinai nord-orientale: lo Stato islamico, con un messaggio diffuso ieri su internet, ha rivendicato l'uccisione di "circa 15" miliziani "apostati" e il ferimento di "diversi" altri in un'imboscata nel "nord del Sinai".

Fonti della sicurezza egiziana hanno parlato di 18 morti fra "milizie formate dalle tribù del Sinai per appoggiare l'esercito" (Al Jazeera riporta la cifra di 13). Fra le vittime dell'imboscata, compiuta l'altro ieri con un colpo di mortaio, ci sarebbe anche un "capo", Salem Abu Lafi, di 46 anni, della nota tribù dei Tarabin.

Informazioni su scontri fra il braccio egiziano dell'Isis e questa tribù beduina (la più grande del Sinai e in Egitto, detta anche Al-Tirabin) sono circolate più volte nelle ultime settimane. In particolare il 2 maggio fonti della sicurezza avevano segnalato l'uccisione di otto terroristi nel nord del Sinai da parte di componenti di questo clan. Un kamikaze dello Stato islamico si era fatto esplodere su un'autobomba in un raduno di Tarabin facendo due morti e quattro feriti gravi il 26 aprile e, per vendetta, la tribù aveva bruciato vivo un terrorista.

Già due anni fa il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi aveva sostenuto che popolazioni locali si stavano schierando con l'esercito nella guerriglia che lo Stato islamico conduce da metà 2013 causando centinaia di morti. Finora però erano mancati segnali eclatanti di questo coinvolgimento probabilmente anche a causa della paura di ritorsioni creata da efferate esecuzioni compiute dai terroristi islamici. Sulle prime gli scontri erano stati inquadrati da osservatori locali come attriti legati a traffici illeciti ma ora fonti della sicurezza parlano di appoggio alle forze armate.

 

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