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ITALIADomani termina la legislatura, poi tutti al voto

27.12.17 - 20:26
Sono stati cinque anni movimentati che hanno visto alternarsi tre governi e molte polemiche, specie per la grande incompiuta: la legge sulla cittadinanza. Le elezioni forse il 4 marzo
Keystone
Domani termina la legislatura, poi tutti al voto
Sono stati cinque anni movimentati che hanno visto alternarsi tre governi e molte polemiche, specie per la grande incompiuta: la legge sulla cittadinanza. Le elezioni forse il 4 marzo

ROMA - La diciassettesima legislatura italiana è giunta al termine. Finirà domani, 28 dicembre, dopo cinque anni movimentati, che hanno visto alternarsi tre governi e molte polemiche, specie per la grande incompiuta: la legge sulla cittadinanza (ius soli).

Per approvare la riforma sulla cittadinanza ai bambini stranieri manca una maggioranza al Senato: lo dovrebbe certificare in mattinata il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nella tradizionale conferenza stampa di fine anno.

Ed è proprio alla luce di questo dato di fatto, che dichiara esaurita l'agenda delle Camere, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella firmerà, con ogni probabilità nel pomeriggio, il decreto di scioglimento delle Camere.

Il governo guidato da Gentiloni resterà in carica, senza dimettersi, per gli affari correnti a garantire continuità istituzionale e della stabilità del Paese, fino alle elezioni che dovrebbero svolgersi il 4 marzo e nel tempo che sarà necessario a formare il nuovo esecutivo.

A poco più di un anno dal suo insediamento, Gentiloni traccerà nella conferenza stampa di fine anno il bilancio finale del suo mandato. Rivendicherà le cose fatte: dai risultati sulla crescita consolidati, in continuità col governo Renzi, ai dati "straordinari" di riduzione degli sbarchi; dagli interventi sulle crisi bancarie, al rinnovo, dopo dieci anni, del contratto degli statali.

E più in generale rivendicherà di avere garantito la stabilità, nel difficile anno seguito alla bocciatura del referendum costituzionale. Continuerà a farlo, d'accordo con il presidente della Repubblica e rispettando quanto prescrive la Costituzione, anche nei prossimi mesi di "interregno".

Il presidente del Consiglio dovrebbe anche esprimere il suo rammarico per non aver condotto in porto una legge, sullo ius soli, da lui fortemente voluta. Ma con lo sfaldamento della maggioranza e il riposizionamento dei senatori in vista della campagna elettorale, i numeri non sono tali da garantire il via libera.

Così domani, al termine della sua conferenza stampa, il premier dovrebbe salire al Quirinale. Mattarella ascolterà lui poi, intorno alle 15.30, i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini. E al termine dei colloqui dovrebbe dare il via al processo di scioglimento delle Camere, che segnerà la fine della legislatura. Il decreto sarà controfirmato da Gentiloni.
 
 

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