È la previsione economica dell'Onu, che parla inoltre di una contrazione globale del 3,2% per il solo 2020
NEW YORK - Il coronavirus taglierà la produzione economica globale di 8'500 miliardi di dollari nei prossimi due anni, spazzando via quasi tutti i guadagni dei quattro anni precedenti. Sono le previsioni contenute nel rapporto World Economic Situation and Prospects dell'Onu a metà 2020. Il dossier stima inoltre una brusca contrazione dell'economia globale del 3,2% quest'anno, la maggiore dopo la Grande Depressione.
Il Pil nelle economie sviluppate dovrebbe contrarsi del 5,0% nel 2020, mentre per il 2021 è prevista una crescita modesta del 3,4%, appena sufficiente per compensare la produzione persa. Il commercio mondiale invece dovrebbe contrarsi di quasi il 15% nel 2020, con un netto calo della domanda e interruzioni nelle catene di approvvigionamento.
Secondo il World Economic Situation and Prospects dell'Onu, la pandemia sta anche esacerbando povertà e disuguaglianza: le stime affermano che probabilmente ci saranno 34,3 milioni di persone sotto la soglia di povertà estrema nel 2020 (con il 56% di tale aumento nei paesi africani), e altri 130 milioni potrebbero entrare in questa fascia entro il 2030.
Elliott Harris, capo economista delle Nazioni Unite e vice segretario generale per lo Sviluppo economico, ha spiegato che "il ritmo e la forza della ripresa dalla crisi non dipende solo dall'efficacia delle misure di sanità pubblica nel rallentare la diffusione del virus, ma anche dalla capacità dei paesi di proteggere redditi e posti di lavoro, in particolare quelli dei più vulnerabili".
Il rapporto mette poi in guardia contro il rischio di grandi misure di stimolo fiscale e monetario - con miliardi di dollari di liquidità iniettati nel sistema finanziario - che contribuiscono al rapido recupero dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni, ignorando gli investimenti produttivi. Hamid Rashid, capo del Global Economic Monitoring Branch e autore principale del rapporto, ha spiegato: "La lezione che abbiamo imparato dall'ultima crisi è che le misure di stimolo fiscale e monetario non aumentano necessariamente gli investimenti produttivi. I governi devono incoraggiare le imprese che ricevono la loro assistenza finanziaria a investire in capacità produttive". Questo - a suo parere - "è un must per proteggere posti di lavoro dignitosi e prevenire un ulteriore aumento delle disparità di reddito".