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UCRAINASloviansk è più che una città sul "risiko" di Putin

06.07.22 - 11:15
Indicata come la «la nuova sfida chiave» per il Donbass, nel 2014 fu un "bastione" dei separatisti filorussi
Getty
Sloviansk è più che una città sul "risiko" di Putin
Indicata come la «la nuova sfida chiave» per il Donbass, nel 2014 fu un "bastione" dei separatisti filorussi

SLOVIANSK - Dopo Mariupol, Kharkiv, Severodonetsk e Mykolaiv, la città che fa da "scudo" a Odessa ed è tuttora nel mirino di Mosca. Gli attacchi russi in Ucraina negli ultimi giorni si sono intensificati in modo particolare nella periferia di Sloviansk.

L'intelligence di Sua Maestà la descrive nel suo ultimo aggiornamento come uno scenario realistico per «la nuova sfida chiave» per il Donbass. E salve di missili e «piogge di bombe» sembrano confermare il forcing dell'esercito di Putin e delle milizie filorusse. Perché - al netto di quelle che sono le finalità strategiche legate all'evoluzione del logorante "risiko" che il Cremlino sta conducendo nell'est (e non solo) dell'ex repubblica sovietica - vale la pena ricordare che Sloviansk non è una città qualsiasi ma ha dalla sua un'importanza simbolica tutt’altro che trascurabile. Per i separatisti.

Dal 2014...
Tocca ritornare al 2014. L'anno della rivoluzione di Maidan. L'anno della cacciata dell'allora presidente Viktor Yanukovich; della restaurazione della Costituzione; delle proteste di massa e dell'inizio della crisi russo-ucraina. L'anno in cui ha preso fuoco la miccia della guerra, tuttora in corso, del Donbass e che ha avuto uno dei suoi momenti topici proprio nel cosiddetto assedio di Sloviansk, che si protrasse per oltre due mesi e mezzo, dal 12 aprile al 5 luglio. Le milizie filorusse che avevano preso il controllo della città da una parte, l'esercito ucraino dall'altra.

Sloviansk conosce e ricorda il grigio del respiro delle bombe. I crateri e le macerie; l'ululato dei colpi di mortaio che azzannano e sventrano il paesaggio e le palazzine facendo terra bruciata. Oggi come nel 2014, quando la guerra iniziò a muoversi a ondate successive, come farebbe - e lo abbiamo imparato negli ultimi due anni - un virus in una pandemia. Di assedio in assedio, fino a quel 5 luglio in cui le milizie del Donbass lasciarono la città, riconquistata a quel punto da Kiev.

... a oggi
Nell'ultima settimana l'aria in quel di Sloviansk è tornata a farsi irrespirabile. Più di quanto già non lo fosse. «Non c'è stato un solo giorno senza bombardamenti», ha dichiarato il governatore della regione del Donetsk, Pavlo Kyrylenko, che ha invitato i cittadini a lasciare la città al più presto. Questa mattina lo Stato Maggiore ucraino ha fatto sapere che l'esercito è riuscito a respingere, nei pressi di Dolyna, uno degli assalti portati dalle truppe della Federazione russa. Quello che nel 2014 era stato il "bastione" del separatismo filorusso resta per il momento nelle mani di Kiev. Ma per quanto ancora?

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