L'ex presidente del gruppo si trova in carcere da quasi due mesi. La consorte si è rivolta ad un'organizzazione dei diritti umani
TOKYO - La moglie di Carlos Ghosn si è rivolta pubblicamente a un'organizzazione dei diritti umani per far luce sul trattamento legale del marito, in stato di fermo al centro di detenzione a nord di Tokyo da quasi due mesi.
Lo ha confermato il portavoce di Carole Ghosn all'agenzia Kyodo News, spiegando che la consorte dell'ex presidente della Nissan-Renault-Mitsubishi Motors ritiene che il principale obiettivo degli investigatori, durante il lungo periodo detentivo da parte del marito, sia quello di estorcere una confessione attraverso le insidiose tattiche adoperate durante gli interrogatori.
Nella lettera spedita all'organizzazione, Carole Ghosn sostiene che in Giappone le persone sospette di un reato sono ripetutamente sottoposte a una serie di domande senza la presenza del proprio avvocato, durante il procedimento legale inoltre non viene accordata la libertà vigilata prima della formalizzazione dell'incriminazione, e i sospettati hanno accesso limitato al parere del proprio rappresentante legale.
«Il trattamento di mio marito - conclude nella missiva Carole Ghosn - è un argomento di studio nella realtà di un sistema giudiziario draconiano». Lo scorso venerdì il pubblico ministero ha formalizzato il terzo caso di imputazione nei confronti di Ghosn, con le accuse di abuso di fiducia aggravata e ulteriori illeciti finanziari.
L'avvocato dell'ex tycoon 64enne ha presentato la richiesta di libertà su cauzione pur ammettendo di ritenere improbabile che venga concessa prima dell'inizio del processo, principalmente per via del fatto che Ghosn continui a respingere ogni accusa rivolta nei suoi confronti.