Dopo sette giorni in mare, la nave è stata accolta nel porto di Algeciras. L'Ong esulta su Twitter: «Sono donne e bambini fuggiti dalla barbarie. Oggi possono ricominciare a vivere»
MADRID - Gridano "vittoria, vittoria" nella lingua fulah dell'Africa occidentale, agitano le braccia, ridono. Un paio di loro hanno ancora in testa dei berretti da Santa Claus, dopo avere trascorso il Natale in alto mare.
È finita, dopo sette giorni di navigazione, la traversata dei 311 migranti soccorsi al largo della Libia dalla nave dell'ong spagnola Proactiva Open Arms. Raccolti da tre carrette del mare il 21 dicembre, sono infine sbarcati a Algeciras, in Spagna, dopo che Italia, Malta, Francia e Tunisia hanno ancora una volta chiuso i loro porti.
Sono «donne e bambini fuggiti dalla violenza e dalla barbarie. Oggi hanno finalmente trovato un porto sicuro in cui poter ricominciare a vivere», scrive su Twitter l'organizzazione non governativa. «Missione compiuta! #portichiusi», esulta a sua volta, ma per ragioni opposte, il ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini, con cui la ong è stata anche in questa occasione protagonista di duri scontri verbali a distanza.
Tra i migranti sbarcati nel porto andaluso, provenienti da Costa d'Avorio, Mali, Somalia, Sudan e Siria e di cui 139 minorenni, non c'era un neonato di pochi giorni fatto evacuare a Malta insieme alla madre il primo giorno di navigazione. Non c'era neppure un ragazzo di 14 anni, arrivato da solo dalla Somalia e portato a Lampedusa il 23 dicembre dalla Guardia costiera italiana.
Tutti gli altri hanno percorso oltre 2.000 chilometri scaldandosi con le coperte ammassati sul ponte, con solo due bagni a bordo, spesso affrontando il maltempo.
Ma se ora la Open Arms può festeggiare, c'è un'altra nave che resta bloccata in mare da una settimana con 32 migranti, in attesa di un porto dove sbarcare: la tedesca Sea Watch. Via Twitter l'ong punta il dito contro Malta, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Germania e Ue. E altri casi simili potrebbero aggiungersi a breve. Da giorni, anche la nave "Professor Albrecht Penck'"di un'altra ong tedesca, la Sea-Eye, ha ripreso le operazioni di salvataggio al largo della Libia. E presto, ha annunciato la stessa Open Arms, «saremo di nuovo in mare».
Anche se ormai la rotta calda delle migrazioni è sempre più quella del braccio di Mediterraneo tra Marocco e Spagna, diventato il principale corridoio d'ingresso in Europa, con oltre 56 mila arrivi in un anno. Oltre 600 sono stati salvati in appena 48 ore e l'esodo non accenna a rallentare.