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È quanto emerge dal rapporto del Senato sul programma di detenzione dell'agenzia
NEW YORK - Dei 119 prigionieri sotto custodia della Cia, 26 sono stati detenuti per errore, anche a causa della confusione generata dai nomi in arabo. È quanto emerge dal rapporto del Senato sul programma di detenzione dell'agenzia. La Cia si difende: il numero è "inferiore". Ma le polemiche non si placano, con i gruppi a tutela dei diritti umani - riporta il New York Times - che attaccano gli Stati Uniti. "Hanno causato sofferenza a molte persone che non rappresentavano una minaccia. Gli standard internazionali ci sono per un motivo, proteggono tutti" afferma Anne Fitzgerald, di Amnesty International.
Fra coloro che sono stati erroneamente imprigionati si cono casi che sono saliti alla ribalta dell'opinione pubblica. Khaled el-Masri, cittadino tedesco, è stato scambiato per errore per un'altra persona. Catturato in Macedonia è stato trasferito in Afghanistan, dove ha trascorso quattro mesi in una prigione della Cia.
L'algerino Laid Saidi, identificato dal rapporto del Senato come Abu Hudhaifa, è stato trattenuto in Afghanistan per 16 mesi: Saidi è stato sottoposto a bagni in acqua ghiacciata e tenuto 66 ore senza dormire prima di essere rilasciato perché la Cia aveva scoperto che non era chi riteneva che fosse.
Detenuti per errore anche un uomo solamente per costringere la sua famiglia a offrire informazioni; due ex informatori della Cia; e due fratelli ritenuti falsamente legati a Khalid Shaikh Mohammed, l'architetto dell'11 settembre, che dopo essere stati sottoposti per 183 volte al waterboarding hanno inventato informazioni.
Il rapporto si spinge anche oltre. "I dati della Cia offrono informazioni insufficienti per giustificare la detenzione di diversi detenuti, rimasti sotto custodia per molti mesi dopo che la Cia aveva determinato che non erano" i suoi obiettivi.
ats ans
