Dopo il raid nella notte, emergono tweet che fanno indignare anche i sostenitori del neopresidente.
Nelle sue promesse elettorali Biden scriveva: «L'uso della forza dovrebbe essere la nostra ultima opzione». Dopo 36 giorni alla Casa Bianca, però, ha già bombardato in Siria.
WASHINGTON - La notizia dell'attacco americano in Siria ordinato da Joe Biden non ha fatto in tempo a diffondersi che subito sono riemersi tweet in cui il neopresidente americano, allora solo un candidato, e la sua portavoce, Jen Psaki, criticavano i raid nel Paese mediorientale condotti da Donald Trump. E sui social, gli apparenti doppi standard del nuovo inquilino della Casa Bianca e i dubbi sulle sue vere priorità stanno già facendo discutere.
«Qual è l'autorità legale per gli attacchi?», scriveva nell'aprile del 2017 Psaki in seguito a un raid ordinato da Trump. «Assad è un dittatore brutale, ma la Siria è un Paese sovrano», aggiungeva.
Also what is the legal authority for strikes? Assad is a brutal dictator. But Syria is a sovereign country.
— Jen Psaki (@jrpsaki) April 7, 2017
In un tweet dell'ottobre 2019, l'allora candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, criticava invece l'«impulsività» dell'allora comandante in capo americano: «Questo pomeriggio discuterò delle recenti azioni di Donald Trump in Siria e di come le sue decisioni imprevedibili e impulsive mettano in pericolo le nostre truppe e ci rendano meno sicuri», scriveva il 78enne. Si parlava allora di ritiro delle truppe americane dal Paese mediorientale.
This afternoon, I'll be discussing Donald Trump's recent actions in Syria and how his erratic, impulsive decisions endanger our troops and make us all less safe. Tune in at 5PM ET to watch live: https://t.co/6hXwCuCLsr
— Joe Biden (@JoeBiden) October 16, 2019
I cinguettii di Psaki e Biden e la decisione stessa di agire in Siria anziché occuparsi di altre priorità hanno generato una sequela di commenti negativi e sarcastici su Twitter.
A cominciare dalla deputata progressista Ilhan Omar, che non è esattamente una sostenitrice del moderato presidente democratico, membro del suo stesso partito. «Bella domanda», scrive sarcastica come fa notare Fox News la 38enne di origine somala condividendo il vecchio tweet in cui l'attuale portavoce della Casa Bianca chiedeva quale «autorità legale» avesse Trump per bombardare la Siria.
Great question. https://t.co/79K8uyzwGi
— Ilhan Omar (@IlhanMN) February 26, 2021
Con l'hashtag #syria, già di tendenza negli Stati Uniti, però, le critiche alla decisione del presidente americano si sprecano.
«Abbiamo detto "Cancella il debito studentesco" non "Bombarda la Siria"», scrive per esempio l'attivista per i diritti degli afroamericani Zellie Imani.
We said cancel student debt not bomb Syria.
— zellie (@zellieimani) February 26, 2021
«La Siria è stata bombardata più in fretta di quanto abbiate ricevuto i vostri assegni da 2'000 dollari» per la ripresa dopo il Covid-19, ironizza un ex membro del comitato di consulenti per la politica estera della campagna elettorale di Donald Trump del 2016, George Papadopoulos.
Syria got bombed quicker than you got your $2,000 checks
— George Papadopoulos (@GeorgePapa19) February 26, 2021
«Non abbiamo fatto diventare blu la Georgia perché Biden conducesse raid aerei in Siria», ricorda dal canto suo l'attore afroamericano Ja'Mal Green facendo riferimento alla vittoria democratica nello Stato del Sud. «Abbiamo fatto diventare blu la Georgia per i nostri assegni per la ripresa da 2'000 dollari», continua.
We didn’t flip Georgia Blue for Biden to air strike Syria. We flipped Georgia Blue for our $2,000 Stimulus Checks.
— Ja'Mal Green (@JaymalGreen) February 26, 2021
Persino la celebre pornoattrice americana-libanese Mia Khalifa attacca il neo presidente democratico, sempre sul tema dello "stimolo" per la ripresa. «A Biden è servito meno di un mese in carica per bombardare la Siria, ma dov'è l'assegno per lo stimolo al quale io non ho diritto!!!!», si chiede.
Took Biden less than a month in office to bomb Syria, but where’s the stimulus check I don’t qualify for !!!!!
— Mia K. (@miakhalifa) February 26, 2021
Jack Posobiec, pur noto complottista della destra alternativa americana, ricorda invece, non completamente a torto, un altro tweet di Biden, del gennaio 2020. «Siamo chiari: Donald Trump non ha l'autorità di trascinarci in una guerra con l'Iran senza l'approvazione del Congresso», scandiva l'allora candidato alle primarie democratiche. «Un presidente non dovrebbe mai portare questa nazione in guerra senza il consenso informato del popolo americano», aggiungeva.
«Questo è il tipo che ha appena bombadato la Siria», il commento di Posobiec.
This is the guy who just bombed Syria https://t.co/V99dJQAsrY
— Jack Posobiec 🇺🇸 (@JackPosobiec) February 26, 2021
Che l'uso della forza in politica estera facesse parte delle intenzioni di Biden, però, era scritto nero su bianco sul suo programma elettorale. «Come presidente, Biden non esiterà mai a proteggere il popolo americano, compreso se necessario attraverso l'uso della forza», si legge ancora sul sito della sua campagna elettorale. «Ma l'uso della forza dovrebbe essere la nostra ultima opzione, non la prima», precisa il testo.
C'è da chiedersi se, a soli 36 giorni dal suo insediamento, Joe Biden sia già arrivato alla sua «ultima opzione» in Siria. È più probabile che, per giustificare la sua scelta, il neopresidente americano si concentri sulla prima parte della sua promessa: «Non esiteremo mai a proteggere il popolo americano, compreso se necessario attraverso l'uso della forza».