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MONDOLa schiavitù della porta accanto

02.12.19 - 06:06
Appartiene al passato, anzi no. Il 2 dicembre, Giornata per l’abolizione degli sfruttamenti, è più che mai attuale. Nel mondo non ci sono mai stati tanti schiavi come oggi
Keystone
Uomini "sbucciagamberi" nella provincia di Samut Sakhon in Thailandia
Uomini "sbucciagamberi" nella provincia di Samut Sakhon in Thailandia
La schiavitù della porta accanto
Appartiene al passato, anzi no. Il 2 dicembre, Giornata per l’abolizione degli sfruttamenti, è più che mai attuale. Nel mondo non ci sono mai stati tanti schiavi come oggi

LUGANO - Tra i blocchi di pietra delle piramidi, nelle case romane al servizio di re, principi e senatori, nelle piantagioni di cotone. La figura dello schiavo ha fatto da cornice alla storia. Verrebbe da dire dell’uomo se non fosse che di uomini e donne si parla quando si affronta lo scottante tema della schiavitù. Una piaga di cui l’umanità non è riuscita a liberarsi. E che ancora continua a mutare stando al pari con la società civile ed economica. Anzi secondo una proiezione statistica ci sarebbero più persone in stato di schiavitù oggi che in qualsiasi altro momento della storia.

L’ampio spettro dei forzati - Questo 2 dicembre sarà una giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù. Sono passati infatti 70 anni da quando l'Assemblea generale della Convenzione delle Nazioni Unite dedicò questa data del calendario alla repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione. Insomma un concetto molto più ampio che va al di là del concetto storico di schiavismo e che, già all’epoca, collocava la schiavitù moderna entro molteplici forme di sfruttamento: traffico di esseri umani, abusi sessuali, lavoro, soprattutto minorile, matrimoni e lavori forzati. Situazioni di schiavitù che una persona non può rifiutare o lasciare a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere. Oggi non si vedono più catene, ma le persone sono tenute in schiavitù con la coercizione (anche indiretta), la negazione della libertà e soprattutto la violenza.

Quaranta milioni di schiavi - Un altro luogo comune porta a pensare che sia un problema solo dei paesi poveri. Non è così, anzi. Perché il business intorno allo schiavismo coinvolge, direttamente o indirettamente i paesi più ricchi. La maggior parte dei moderni schiavi lavora in settori come agricoltura, pesca, artigianato, estrazione mineraria, servizi e lavori domestici. Secondo le ultime stime sono ormai oltre 40 milioni le vittime di schiavitù nel mondo di circa 25 milioni costrette ai lavori forzati, sotto minaccia, intimidazione o coercizione. Le altre circa 15 milioni di persone costrette a matrimoni forzati. Secondo il maggiore esperto mondiale sulla schiavitù contemporanea, Kevin Bales, autore del libro «I nuovi schiavi. La merce umana nell’economia globale», la schiavitù è un fenomeno poco chiaro e non definito, piuttosto caotico, dinamico, mutevole; presenta comunque dei tratti essenziali e riconoscibili come la violenza, la perdita di controllo sulla propria vita e una crudeltà illimitata.

Una vergognosa moda - Le forme di sfruttamento coatto si registrano nei settori più disparati: in fabbriche irregolari, nei campi o sulle barche da pesca, nello sfruttamento della prostituzione o nell’ambito di attività illegali (come il traffico e lo spaccio di droga). Una fetta del capitalismo industriale del XX secolo lo alimenta, soprattutto nelle regioni dell’ex blocco sovietico, in Cina e nelle aree più povere del Sud-est asiatico, anche a beneficio di grandi multinazionali del tessile e della moda internazionale. La geografia dei paesi “produttori” di tratta citando tra i maggiori: la Russia, la Cina, l’Europa Orientale, la Nigeria  e tra le nazioni riceventi le vittime la Germania, Grecia, Turchia, Stati Uniti e Italia.

Prostituzione e guerra - E poi ci sono loro. Donne e bambini. Non solo sfruttati. Ma spesso mandati alla guerra. In tutti i Paesi dove esistono eventi bellici, i bambini sono tolti alle rispettive famiglie e costretti a combattere in conflitti di cui non conoscono nemmeno la ragione, spesso drogati per superare le paure e mandati al fronte. Secondo dati dell’ONU, 4 milioni di donne sono vendute ogni anno per essere obbligate a prostituirsi e ridotte allo stato di schiave o sottomesse al matrimonio forzato, 2 milioni di bambini tra 5 e 15 anni sono introdotti ogni anno nel commercio sessuale.

Un quadro desolante che rende un po’ tutti schiavi della nostra stessa disumanità.

La merce umana e le loro storie

Ognuno ha la sua storia. Molte si assomigliano, ma tutte sono uniche. I racconti di chi, oggi, vive la schiavitù della nuova era. Le organizzazioni no profit sono una sorta di enciclopedia della casistica. Che ogni volta colpisce, disorienta. Storie di tutti i giorni, vicino o lontane da noi.

Il sito Action Aid racconta due storie di schiavitù moderna, di due persone legate tra loro: Siddique e sua moglie, Sakina. Vivono in Pakistan. Siddique lavora, in condizioni disumane, nella fornace di mattoni nel suo villaggio. Sakina, malata di Epatite C, deve sostenere continue cure mediche. Anche il loro figlio, Sajid, lavora nella fornace di mattoni: un autentico inferno.

Appartiene al versante di Save The Children la storia di Mahmud, ragazzo egiziano strappato alla comunità che lo aveva accolto al suo arrivo in Europa a causa delle forti pressioni esercitate dalla famiglia che ha costretto Mahmud a lavorare ai mercati generali di notte, senza il contratto di lavoro promesso e sottopagato.

E che dire dei tanti braccianti immigrati vittime del caporalato in Italia costretti a stare in piedi per ore, raccogliendo frutta e ortaggi, senza poter fare pause o riposarsi, senza alcun dispositivo di protezione sotto il sole cocente d’estate o la pioggia battente, lavorando fra le 10 e le 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, per misere 3 euro l’ora. La nuova frontiera poi è quella dello sfruttamento cinese con operai-schiavi impiegati in laboratori improvvisati e clandestini, spesso in scantinati o retro bottega, dove si lavora e si sopravvive per anche 15 ore al giorno alternando pochissime pause al lavoro incessante alle macchine da cucire o gli altri strumenti del mestiere, ricevendo in cambio una miseria di paga.

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COMMENTI
 

Zico 4 anni fa su tio
povero mondo

fromrussiawith<3 4 anni fa su tio
fanno in fretta i nostri paesi a firmare accordi di libero scambio, senza interessarsi delle regole sul lavoro e dell'ambiente vigenti in paesi con i quali si firma l'accordo. Magari un "Quid pro Quo" no ci starebbe male, o la manodopera e i processi manifatturieri a basso costo sono troppo importanti per la Svizzera? Non lo chiedo a i verdi e socialisti "globalisti" ormai persi nella "la, la, land... "

anndo76 4 anni fa su tio
ma tanto a nessuno ( giovani per primi ) non frega nulla. le nike ultima moda, il cellulare figo etcetc a quello sono interessati. altro che etica !! sarebbe bello inserire ( ma solo un sogno purtroppo ) nelle scuolo un orario di lezioni dove si informano i giovani chi ( nomi dei marchi etc ) fa' e come , dove le fa' le cose ( esemp: nike che sfrutta i bambini, apple i cinesi etcetc ) e poi sta' alla loro coscienza

Zico 4 anni fa su tio
Risposta a anndo76
stavo comprando una macchina per il caffè. l'ho trovata da una nota ditta nel mendrisiotto che per lo più conoscerai per i phon. mi sono detto, è qui, la compro, se si rompe almeno non va lontano per la riparazione. trovo lo stesso articolo con la marca della ditta di Mendrisio alla Migros. leggo e sorpresa: 'Made in China'! ne ho presa una fabbricata in Italia...

Bacaude 4 anni fa su tio
E il fenomeno continuerà ad esistere finchè a noi sembrerà normale fare acquisti su portali dove scarpe e camicie costano 3 USD ma anche in negozi locali che vendono merce i cui produttori si rifiutano di aderire ai patti internazionali di tutela dei lavoratori... La scelta l'abbiamo sempre avuta nel portafogli ma evidentemente si preferisce fare l'acquistino fuffa e girarsi dall'altra parte.

fromrussiawith<3 4 anni fa su tio
Risposta a Bacaude
hai ragione, l'economia globale genera una schiavitù che i 40 milioni menzionati sono una sottostima del vero problema; noi, consumatori, alla ricerca del "cheap" siamo quelli che contribuiscono maggiormente a questo fenomeno. I nostri governi Europei sostengono (pure forze politiche ipocrite come verdi e socialisti) questo fenomeno; le regole per un commercio globale etico dal punto di vista sia umano che ambientale sono inesistenti o troppo permissive. Se la responsabilità sociale fosse applicata universalmente, il prodotto a basso costo non esisterebbe più. Sia il WTO che l'ONU sono oggigiorno inefficienti e di parte...

Zico 4 anni fa su tio
Risposta a Bacaude
hai ragione. ma se anche le paghi 30 USD cosa succede: l'utile viene ripartito tra il venditore (Brand) ed il padrone della fabbrica (se non è lo stesso) ed alla gleba restano sempre e soltanto le briciole o meglio gli avanzi di delle briciole. questa purtroppo temo sia la tristissima verità.

miba 4 anni fa su tio
....ed alcune schiavitù le abbiamo in casa nostra... Il gioco d'azzardo, il fumo, le droghe, i telefonini, ecc ecc ecx

Evry 4 anni fa su tio
Ma guarda un pò, qualquno si è finalmente accorto.
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