Lo ha dimostrato uno studio britannico: in 37 persone è stata trovata magnetite in quantitativi «abbondanti». Legami con il morbo di Alzheimer
LANCASTER - Uno studio dell'Università di Lancaster nel Regno Unito, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostra che nanoparticelle tossiche derivanti dall'inquinamento atmosferico sono state scoperte nel cervello umano in quantitativi «abbondanti».
La ricerca è stata condotta su 37 persone in Gran Bretagna e Messico, di età compresa tra 3 e 92 anni. Gli studiosi hanno scoperto nel cervello una significati di magnetite, un ossido del ferro. Si torna così a parlare dell'influsso dello smog e delle polveri sottili e malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. Lo studio, precisa il Guardian che ne dà notizia oggi, è ben lungi dal dimostrare senza ombra di dubbio che l'inquinamento provochi o amplifichi l'Alzheimer, ma «questa scoperta illuminante» dovrebbe portare a «un esame quale fattore ambientale di rischio molto importante« per il morbo, ha spiegato la professoressa Barbara Maher, che ha guidato il team di ricerca.
La presenza della magnetite nel cervello è pericolosa in quanto porta alla creazione di radicali liberi che creano stress ossidativo, e «i danni cellulari da ossidazione sono tra i segni distintivi dell'Alzheimer», Ha spiegato Maher. Nel cervello delle persone esaminate sono state trovate inoltre tracce di nichel, cobalto e addirittura platino.