Pronzini (MPS) sferra un attacco: «Non capire l'importanza di questa battaglia porta ad accettare che chi denuncia viene destituito»
BELLINZONA - Donne perfette, segregate nella sfera domestica, completamente sessualizzate. Uomini forti, dominanti e privi di emozioni. Sono le immagini della pubblicità sessista che negli anni si sono susseguite su pannelli e spot, finite questo pomeriggio sul tavolo delle discussioni del Gran Consiglio.
Un'analisi nata dalla mozione “Vietare la pubblicità sessista, razzista e omofoba” presentata da Matteo Pronzini (MPS) il 10 dicembre 2018 e dall'iniziativa parlamentare elaborata dall'ex deputata Gardegni e ripresa e presentata da Giulia Petralli (Verdi Ticino) il 13 dicembre 2021. Entrambi gli atti parlamentari proponevano di vietare la pubblicità sessista in Ticino. La mozione, in aggiunta, faceva richiesta al Consiglio di Stato di preparare una base legale per proibire quella razzista e omofoba sulla base dell'esempio del Canton Vaud. L'iniziativa contemplava invece una modifica articolata all'articolo 4 della Legge sugli impianti pubblicitari con lo scopo di inserire un divieto della pubblicità con contenuti sessisti.
Il dibattito ha spaccato in due l'aula. Da un lato la sinistra che a gran voce ha chiesto più misure contro questo genere di pubblicità in cui donne e uomini vengono mercificati per rendere più attraenti gli oggetti da vendere. Dall'altro, la destra che ha ritenuto le proposte controproducenti dal punto di vista sociale e persino finanziario.
A dare inizio al dibattito Giulia Petralli (Verdi del Ticino) che ha dichiarato: «La pubblicità sessista è dannosa e violenta. Lo stereotipo un’impronta. Spesso ci si appella alla possibilità di ricorrere alla Commissione svizzera per la lealtà per giustificare il rifiuto dell'implementazione di una legge contro la pubblicità sessista. Tuttavia - ha incalzato - l'efficacia della Commissione è limitata, può pronunciarsi sui messaggi pubblicitari e chiedere la cessazione di una campagna, ma non può sanzionare chi propone annunci con caratteri sessisti».
Al suo intervento ha fatto seguito quello di Matteo Pronzini (MPS): «Non capire l'importanza di questa battaglia porta ad accettare senza colpo ferire che due falli giganti siano scambiati per due gonfiabili da piscina e chi lo denuncia viene destituito. Il nostro sistema è debole. Le misure sono già state adottate in altri Cantoni della Svizzera. È ora che il Cantone invia un chiaro segnale».
Lara Filippini (UDC), relatrice del rapporto di maggioranza, ha fatto un excursus mostrando esempi di pubblicità catalogate come sessiste. Interpellando l'aula su cosa sia ritenuto tale e no. Puntando il dito «sull'incoerenza di chi vorrebbe un impianto censorio per educarci a cosa è giusto e a cosa non lo è. Questa modifica imporrebbe un impianto censorio preventivo che mancherebbe totalmente gli obiettivi perché non colpirebbe social network, siti web, giornali. Il rispetto della donna passa dalla prima agenzia di socializzazione, la famiglia».
«Non stiamo bloccando la pubblicità a priori - ha ribattuto Lisa Boscolo (PS), relatrice del rapporto di minoranza -. Le norme giuridiche le abbiamo adottato come popolo, perché vogliamo una società equa dove ogni individuo sia trattato come dignità. Malgrado gli articoli di legge si continuano a vedere immagini stereotipate dannose. Come possiamo accettare questo genere di immagini?», ha chiesto. «La libertà di espressione è un valore fondamentale ma non può essere un pretesto per promuovere messaggi discriminatori».
Alla fine però l'ha spuntata il rapporto di maggioranza. Mozione e iniziativa sono state respinte.