Accoltellò brutalmente l'ex compagno: «Lui mi ha messo le mani al collo»

«L'ho colpito solo tre volte», sostiene la 42enne a processo alle Assise criminali di Lugano. Ma le ferite riportate dall'uomo sono molte di più.
LUGANO - Ha ripetutamente accoltellato il suo ex compagno, ferendolo al collo, alla nuca e alla schiena, la 42enne svizzera oggi a processo alle Assise criminali di Lugano. I fatti sono avvenuti il 10 agosto 2024 in via Bellinzona a Vacallo.
In seguito all'aggressione la donna è fuggita calandosi dal secondo piano del condominio e ferendosi a sua volta.
L'imputata, che ha precedenti per furto e violazione della legge federale sugli stupefacenti, è accusata di tentato omicidio intenzionale, subordinatamente tentate lesioni personali gravi, minaccia e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti.
«Non ho tentato di uccidere nessuno» - «Non ho tentato di uccidere nessuno e non ho minacciato nessuno», ha detto la 42enne in aula, precisando di aver avuto una relazione amorosa con la vittima, un 38enne svizzero.
«Mi sono innervosita e lui mi ha tirato un pugno» - Interrogata, la donna è quindi passata alla ricostruzione dell'accaduto. «Mi sono presentata a casa sua alle 5.30 del mattino, sono salita perché mi avevano portato via il cane e perché dovevo consegnargli la chiave di casa. Io parlavo del cane ma lui non mi ascoltava e ha iniziato a fumare della cocaina. Io ero innervosita dal fatto che non mi ascoltasse, così gli ho chiesto di darmi retta, invece lui mi ha passato la bottiglia che stava utilizzando per fumare. Io l'ho fatta andare a terra e lui mi ha presa per la maglietta e mi ha fatto cadere. Mi ha quindi raggiunta con un pugno all'occhio, io ho cercato di alzarmi in piedi ma lui si è messo sopra di me. Poi mi ha messo una mano alla gola dicendo che mi avrebbe uccisa. Io ho afferrato il coltello che c'era sul tavolo da pranzo e lui mi ha messo una seconda mano alla gola. A quel punto l'ho colpito sulla scapola destra tre volte. Lui mi ha tirato una sberla ed è indietreggiato».
«Abbiamo tamponato le ferite e parlato di come procurarci cocaina» - La furia, stando alla donna, si sarebbe quindi arrestata. «Io l'ho fatto sedere sul divano e abbiamo tamponato le ferite con uno straccio, poi abbiamo parlato per venti minuti. Lui mi ha chiesto di chiamare l'ambulanza ma io non avevo il telefono. Le ferite non sanguinavano più, così abbiamo fumato un paio di sigarette e abbiamo parlato di come procurarci della cocaina. Poi lui se ne è andato».
Versioni incongruenti - «Lei ogni volta ha fornito una descrizione diversa di quanto successo quella notte», ha osservato il giudice Amos Pagnamenta. «Le chiedo se c'è una versione giusta e se ce n'è una vera tra queste».
«È quella che ho detto oggi. Le altre volte ero confusa e sotto l'effetto di stupefacenti, ma più o meno ho sempre fornito la stessa versione», ha replicato la 42enne.
Numerose ferite - «Lei ha detto di aver colpito la vittima "soltanto" tre volte. Le ferite rilevate però sono molte di più, e sono distribuite in varie parti del corpo, il che mal si concilia con la sua versione», ha rincarato la dose Pagnamenta. «Io ricordo solo quei tre colpi. Non so come si è procurato le altre ferite», ha commentato la donna.
Con i coltelli nella borsa - «E come mai girava con dei coltelli nella borsa?», ha insistito il giudice. «Per autodifesa».
Pagnamenta ha infine fatto notare che secondo il medico legale la donna non presentava ferite al collo compatibili con gli afferramenti di cui ha riferito.
Secondo il perito psichiatrico al momento dei fatti la 42enne era in stato di lieve scemata imputabilità. Presenta inoltre un alto rischio di recidiva e per lei consiglia un trattamento stazionario volto alla cura delle turbe psichiche.




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