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CANTONE/SAN GALLOIn ospedale per abortire: «Mi sono sentita umiliata»

04.04.24 - 06:30
Chi interrompe la gravidanza affronta spesso giudizi e pregiudizi in ospedale. L'esperta: «È l'ultimo posto dove dovrebbero sentirsi giudicate».
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In ospedale per abortire: «Mi sono sentita umiliata»
Chi interrompe la gravidanza affronta spesso giudizi e pregiudizi in ospedale. L'esperta: «È l'ultimo posto dove dovrebbero sentirsi giudicate».

LOCARNO/SAN GALLO - Sono state 260 le donne che nel 2022 - secondo gli ultimi dati disponibili del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) - nel canton Ticino hanno posto fine a una gravidanza. Una situazione delicata che spesso comporta ancora oggigiorno l'esposizione al giudizio altrui, anche in ospedale.

È quanto accaduto a Francesca*, domiciliata nel canton San Gallo, che qualche mese fa ha deciso di abortire. «Per me sarebbe stato il terzo figlio - racconta - e la decisione l’ho presa non senza sofferenza». Spiega infatti che l’ultima gravidanza è stata complicata, con un parto che ha messo a rischio la sua vita. Quel giorno, dunque, con il cuore appesantito si è recata nel nosocomio per sottoporsi alla procedura. Prima di entrare nello studio del ginecologo, ha aspettato nella sala d’attesa per un’ora e mezza e non ha potuto non sentire i commenti che le due receptionist si scambiavano. Apertamente esprimevano giudizi sulle donne - che come lei - scelgono, per le ragioni più diverse, di abortire: «Ma pensano che sia un gioco? Non ci pensano prima di fare figli?», dicevano. Insomma, per Francesca è stato davvero troppo. «Non so trovare le parole per descrivere quanto mi sono sentita umiliata».

Ma qual è l’atteggiamento giusto che i professionisti che entrano in contatto con queste pazienti devono tenere? «Chi richiede un’interruzione della gravidanza non deve sentirsi giudicata o trattata in modo paternalistico dal personale sanitario». A metterlo in chiaro a tio/20 Minuti è Maria Chiara Pusterla, coordinatrice Consultori di Salute Sessuale dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) che sottolinea: «È un suo diritto prendere questa decisione e accedere a questa prestazione e dev’essere rispettato. Siamo qui per sostenere lei o la coppia, nei suoi o nei loro bisogni specifici».

L'ultimo posto dove la donna dovrebbe sentirsi giudicata - Spiega poi che chi prende la persona in carico, per lo meno per quanto concerne i CoSS EOC, sono «consulenti che hanno il titolo professionale di specialista in salute sessuale riconosciuto da Salute Sessuale svizzera, l’organizzazione mantello dei servizi che si occupano di salute sessuale o educazione sessuale. Questo titolo professionale è garanzia di qualità per il personale che si occupa di queste tematiche». E aggiunge: «Quando la persona arriva in un consultorio deve trovare uno spazio sicuro, confidenziale, dove poter parlare liberamente, senza sentirsi giudicata nelle sue scelte. È l’ultimo posto dove dovrebbe esserlo».

Gravidanza indesiderata: una responsabilità condivisa - Una situazione di estrema delicatezza che va trattata con il massimo rispetto, senza scivolare nel pregiudizio e nella stigmatizzazione sociale, in cui è la donna in gravidanza a essere posta al centro. «Si sente spesso dire - continua - che la gravidanza indesiderata sia la conseguenza di un comportamento irresponsabile della donna, ma non è così. Molte sono la conseguenza di fallimento della contraccezione utilizzata. A volte, una gravidanza imprevista arriva in una situazione di vita già molto complessa dove vi è stata una difficoltà a usare una contraccezione».

La scelta di optare per l’aborto rimane quindi assolutamente personale e incontestabile. «Ogni donna la vive in maniera diversa» e per questo «può suscitare emozioni e sentimenti differenti: dal sollievo al senso di colpa, alla tristezza, al dispiacere. Sono tutte ragazze e donne che comunque prima di decidere hanno fatto le loro valutazioni».

Il supporto del consultorio - Di fronte a dubbi e incertezze si può trovare supporto al consultorio. Spiega infatti che quando si chiama per richiedere un’interruzione di gravidanza, nel colloquio offerto vengono valutati anche «i bisogni e la strada da intraprendere. Dopo aver accertato la gravidanza, chi è decisa procede con l’interruzione, chi deve pensarci ancora un po’ può prendersi il tempo necessario, in funzione della datazione della gravidanza».

«A chi è più in difficoltà emotiva offriamo una o più consulenze di sostegno, a chi lo necessita diamo informazioni sugli aiuti offerti da enti e servizi sul territorio. Forniamo tutte le informazioni del caso, esploriamo le varie possibilità senza influenzare una o l’altra scelta, così che la persona possa prendere la sua decisione in modo consapevole. Che sia interrompere, continuare la gravidanza, l’adozione o il parto confidenziale».

Si può abortire entro le 12 settimane - Tiene infine a specificare che «accertare la gravidanza con un’ecografia è molto importante proprio perché definisce anche i tempi per la richiesta di un’interruzione volontaria, in Svizzera possibile su richiesta della persona fino alle 12 settimane dall’ultima mestruazione».

*nome noto alla redazione

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