Secondo uno studio presentato oggi la nostra tv di Stato è uno dei più grandi datori di lavoro nella Svizzera italiana e ha «un fattore economico regionale con una vitale funzione sociale»
LUGANO - Si sa, l'iniziativa popolare "Sì all'abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)" fa paura alla RSI. E non solo a lei. Abolire il canone, vuol dire non ricevere più soldi. E senza soldi, non si puo' fare tv. Ed ecco quindi che oggi a Besso è stato presentato da Marc Bros de Puechredon e da Maurizio Canetta uno studio che mostra sostanziali effetti economici da parte della RSI sull’intera regione.
Lo studio, realizzato dall’Istituto BAKBASEL, dimostra che la nostra tv di Stato è uno dei più grandi datori di lavoro nella Svizzera italiana, con una performance economica in linea con quella dell'industria alberghiera regionale. Non solo. Anche altri settori dell'economia regionale ne trarrebbero profitto. «Nella Svizzera italiana la RSI crea infatti un valore aggiunto complessivo di circa 213 milioni di franchi, per un totale di circa 1600 posti di lavoro». Si tratta di mandati conferiti a terzi traggono vantaggio altre aziende regionali, che tramite le strette relazioni economiche possono partecipare all'intera catena del valore della radiotelevisione di servizio pubblico.
La Svizzera italiana trae vantaggio dalla struttura federale della SSR
La RSI è finanziata innanzitutto dai proventi del canone e beneficia ampiamente della perequazione finanziaria della SSR tra le regioni linguistiche. Grazie alla perequazione finanziaria, a ogni franco di proventi del canone dalla Svizzera italiana si aggiungono altri tre franchi dalle altre regioni linguistiche. Questa solidarietà fa in modo che a ogni franco di proventi del canone raccolto nell'area italofona della Svizzera corrispondano in totale 3.7 franchi di valore aggiunto nell'economia regionale.