Radio su onde FM «anche dopo il 2026»

La Commissione delle telecomunicazioni degli Stati - preoccupata dal calo degli ascoltatori - appoggia una mozione che chiede di posticipare la disattivazione a dopo il 2031
BERNA - La radiodiffusione su onde FM deve proseguire anche dopo il 2026. È quanto ritiene la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio degli Stati (CTT-S), appoggiando, con 5 voti a 4 e 2 astensioni, una mozione in tal senso del Nazionale.
Per la CTT-S - che esprime preoccupazione per il calo del numero di ascoltatori radiofonici dopo che la SSR ha cessato le trasmissioni FM all'inizio dell'anno - bisogna concedere più tempo per il passaggio al DAB+, si legge in una nota diffusa oggi dai servizi parlamentari. A suo avviso, si pone la questione se l'abbandono delle trasmissioni FM porterà gli ascoltatori radiofonici a rivolgersi ancora di più alle emittenti radiofoniche estere.
La decisione di abbandonare la FM risale a oltre dieci anni fa e si basava su previsioni che allora sembravano plausibili, ma la realtà del 2025 racconta un'altra storia: dallo spegnimento degli impianti FM della SSR la radio pubblica ha registrato una pesante perdita di ascoltatori, aveva rilevato il relatore commissionale Damien Cottier (PLR/NE) lo scorso mese di settembre durante il dibattito al Nazionale.
Il termine per la disattivazione dovrebbe essere posticipato almeno fino alla fine del 2031 e fissato di concerto con le emittenti radiofoniche private, si legge nella mozione, denominata "Nuova gara pubblica per le concessioni FM a partire dal 1° gennaio 2027".
Una minoranza della CTT-S la respinge e sottolinea che l'iniziativa di disattivare la FM è partita originariamente dal settore radiofonico stesso e che il passaggio al DAB+ è stato annunciato con largo anticipo. Inoltre, essa rileva che il mantenimento delle trasmissioni in FM comporta dei costi.
A tal proposito, al Nazionale, il consigliere federale Albert Rösti aveva fatto notare che il mantenimento dell'infrastruttura analogica costa ogni anno tra i 15 e i 20 milioni di franchi, spese coperte in parte dal canone radiotelevisivo pagato dai cittadini e dalle imprese. A suo avviso, queste risorse sarebbero meglio investite se spese nel rafforzamento dei contenuti giornalistici.




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