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FEDERALI 2023L’economia e gli imprenditori devono giocare un ruolo attivo nelle prossime elezioni autunnali

16.10.23 - 19:30
Oliviero Pesenti, Presidente AITI - Associazione Industrie Ticinesi
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L’economia e gli imprenditori devono giocare un ruolo attivo nelle prossime elezioni autunnali
Oliviero Pesenti, Presidente AITI - Associazione Industrie Ticinesi

Manca ormai poco all’appuntamento con le urne, che vale ben più della pletora di cartelloni e di slogan che ci accompagnano in queste settimane per strada a nei media. Vale perché la scelta dei rappresentanti di un Parlamento influisce direttamente su decisioni che determinano sensibilmente il benessere o meno di un paese. Altrimenti non si spiegano le differenze salariali, infrastrutturali o previdenziali tra la nostra nazione e altre realtà europee, confrontate da decenni a debiti e conti statali in dissesto, una sicurezza carente e infrastrutture non più al passo con i tempi.

Ben lungi dal non commettere errori, la storia ci suggerisce che la Svizzera in passato ne ha verosimilmente commessi meno di altri. Il sistema federale e lo Stato liberale hanno lasciato margini all’iniziativa privata per adattarsi agli sviluppi della società sempre più veloci, globali e imprevedibili. Lo spirito imprenditoriale dei nostri padri ha sprigionato forze creative che tuttora ci issano ai vertici dei paesi più innovativi al mondo, con un tasso di disoccupazione invidiabilmente basso e conti pubblici che altri paesi possono sognare.

È lecito temere che il passato di glorie sia oggi all’origine di un problema per il quale molti imperi sono crollati. Da tempo i titoli in grassetto del dibattito politico nella nostra nazione stanno dimenticando i fattori che ci hanno portato a conquistare gli allori sui quali rischiamo di risposarci. Media e opinione pubblica, e a rimorchio la politica, sembrano animarsi e interessarsi ormai di più ai dibattiti sull’asterisco di genere o alle tematiche sull’appropriazione culturale. Solo un ridottissimo 5%(!) degli elettori ha dichiarato in occasione delle elezioni 2019 di aver considerato al momento del voto fattori economici.

Ma come è possibile dimenticare degli ingredienti di una ricetta che, in qualità e quantità sta garantendo la prosperità della nostra nazione? Come ignorare che da 30 anni ad oggi le imposte pagate dalle imprese sono sestuplicate e, da sole, hanno permesso di finanziare praticamente tutto l’ampliamento delle prestazioni sociali? E non è forse l’imprenditoria privata che garantisce 5 milioni di posti di impieghi, la formazione a 170'000 apprendisti e che è all’origine di 2/3 degli investimenti in ricerca e sviluppo (15 miliardi), occupando a questo titolo oltre 60'000 persone?

Pensare al futuro della Svizzera senza considerare la realtà e le necessità delle imprese è un sacrilegio imperdonabile. Come lo è la presenza in politica sempre più sparuta e a tutti i livelli istituzionali degli imprenditori. La complessità rende sempre più difficile conciliabilità impresa-politica. Il rischio che la società e l’economia si allontanino ulteriormente è reale.

Questo grido di allarme non distolga l’attenzione dal fatto che il nostro sistema di milizia e la democrazia diretta ci permettono di mantenere il destino nelle nostre mani. L’auspicio è che trovino la via per Berna rappresentanti di tutte le regioni della Svizzera che si ricordino che l’evoluzione clamorosa e talvolta in controtendenza del benessere elvetico non è frutto del caso. È figlio di decisioni concrete, coraggiose, a volte dolorose, di riforme orientate alla realtà e ai cittadini e non al prossimo appuntamento elettorale. L’invito a chi si reca alle urne è di ricordarsi che oltre a essere appena stato corteggiato con santini e aperitivi, è anche collaboratore e consumatore, attore fondamentale di un sistema economico che da secoli ci garantisce libertà maggiori rispetto ad altri popoli. Il 22 ottobre è una buona occasione per chi fa impresa, per l’economia, per tutti noi. Non perdiamola.

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