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SVIZZERAIndustria: il franco forte è il maggior problema, ma il settore resiste bene

14.07.16 - 16:45
I posti persi nel secondario sono 6mila, un numero molto contenuto secondo Ubs
Industria: il franco forte è il maggior problema, ma il settore resiste bene
I posti persi nel secondario sono 6mila, un numero molto contenuto secondo Ubs

ZURIGO - La forza del franco è attualmente la maggiore sfida per l'industria elvetica, che però resiste bene. Lo dicono gli esperti di UBS, secondo cui in Svizzera non è in atto la deindustrializzazione paventata regolarmente da media e mondo politico. Affinché possa sopravvivere a lungo termine, gli economisti della grande banca raccomandano però al settore secondario di puntare sulle innovazioni.

Oggi, nell'ultima edizione della pubblicazione UBS Outlook Schweiz, fanno innanzitutto notare che dal 1998 la quota dell'industria rispetto al prodotto interno lordo (Pil) elvetico è rimasta costante attorno a un quinto. Anche il numero di impieghi registra una sostanziale stabilità.

Il settore ha comunque conosciuto una trasformazione radicale: hanno perso molto terreno i rami poco innovativi e a forte intensità di manodopera, che hanno massicciamente delocalizzato all'estero. Hanno invece registrato una crescita i rami innovativi con elevata produttività che hanno puntato su qualità e tecnologia. Gli esperti di UBS citano quali esempi le industrie orologiera, farmaceutica e delle macchine di precisione.

Sono questi gli ambiti di attività che hanno impedito la deindustrializzazione in Svizzera. Ed è su questa strada che gli economisti del numero uno bancario elvetico consigliano all'industria rossocrociata di proseguire: deve «concentrarsi sui settori che puntano sulla qualità, a forte valore aggiunto e dove dispone di vantaggi comparativi» rispetto ai concorrenti esteri.

Gli esperti non negano infatti le difficoltà a cui il settore è confrontato, in primis la forza del franco. Tra il 2004 e il 2009, quando la moneta nazionale era sottovalutata rispetto all'euro, l'industria ha aumentato l'organico del 10%. Dal 2010, con il franco sopravvalutato rispetto alla divisa europea, il clima è radicalmente cambiato: oggi in Svizzera, se le cose fossero proseguite come prima, vi sarebbero 52'000 posti in più nel secondario, si legge nell'Outlook. In realtà c'è stata soppressione di 6000 impieghi (sui circa 700'000 del secondario elvetico), un numero che gli economisti di UBS giudicano molto contenuto.

Gli esperti fanno notare un altro fenomeno di fondo in atto: come in tutte le economie avanzate, anche in quella elvetica si assiste a una terziarizzazione dell'economia (con una forte progressione in particolare per i settori della sanità e della socialità). Il passaggio verso i servizi riguarda però anche l'industria stessa: se un tempo il personale lavorava esclusivamente alla catena di montaggio, oggi sempre più persone attive nel secondario si occupano di ricerca e sviluppo, acquisti o marketing. Quindi anche il cambiamento della natura stessa dell'industria impedisce la deindustrializzazione dell'economia elvetica, spiegano gli esperti di UBS.

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