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SVIZZERAIl Consiglio Nazionale non legifera su aiuto al suicidio

26.09.12 - 14:49
Il Consiglio Nazionale non legifera su aiuto al suicidio

BERNA - Non ci saranno nuove disposizioni legislative per regolare più severamente l'assistenza al suicidio in Svizzera. Seguendo gli Stati, anche il Consiglio nazionale ha optato stamani per lo statu quo. Ha tacitamente affossato due iniziative cantonali e una parlamentare che sollecitavano nuove basi legali in questo settore.

 

Una mozione intesa a rafforzare la sorveglianza delle organizzazioni d'aiuto al suicidio quali Exit e Dignitas è stata bocciata con 163 voti contro 11. La maggioranza è del parere che il diritto attuale basti. Gli abusi possono essere combattuti efficacemente.

 

Secondo l'articolo 115 del Codice penale, "chiunque per motivi egoistici istiga alcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con la reclusione sino a cinque anni o con la detenzione".

 

La legislazione garantisce inoltre il diritto all'autodeterminazione, aspetto ritenuto fondamentale da tutti i gruppi parlamentari. "Ognuno deve poter decidere per sé stesso circa la fine dignitosa della vita", ha sostenuto la ministra di giustizia Simonetta Sommaruga.

 

Ovviamente - ha ammesso Oskar Freysinger (UDC/VS) - ci troviamo in una zona grigia. Tuttavia, introdurre modifiche legislative equivale a riaprire il vaso di Pandora, viste e considerate le emozioni che questa tematica solleva, ha osservato Isabelle Chevalley (PVL/VD). Una legislazione federale darebbe anche alle organizzazioni d'aiuto al suicidio una sorta di "cauzione dello Stato", ha aggiunto Karl Vogler (PPD/OW).

 

Inoltre, il nuovo diritto della protezione dell'adulto, che entrerà in vigore nel 2013, dovrebbe chiarire la situazione, ha ricordato Isabelle Chevalley. Ogni persona capace di intendere e volere potrà determinare in anticipo il trattamento medico che le potrebbe essere somministrato nel caso in cui dovesse perdere la ragione.

 

La strategia governativa di promozione delle cure palliative e di prevenzione del suicidio è stata bene accolta. Rappresenta - ha detto Susanne Leutenegger Oberholzer (PS/BL) - un'alternativa opportuna. È ora di agire, dato che la Svizzera è in ritardo in materia di cure palliative, ha rincarato Daniel Vischer (Verdi/ZH).

 

Turismo della morte in calo - Nell'intento di evitare il turismo della morte, Ida Glanzmann (PPD/LU) voleva controllare maggiormente le organizzazioni di assistenza al suicidio. Altri oratori hanno invece ritenuto che il fenomeno stia perdendo velocità.

 

Nel 2006, quasi 200 persone sono giunte in Svizzera per un suicidio assistito. Nel 2009, il loro numero si è dimezzato, ha indicato Simonetta Sommaruga. La gente si è resa conto che per poter usufruire delle prestazioni di Dignitas o Exit occorre adempiere numerose condizioni, ha spiegato la consigliera federale.

 

Ogni richiesta si scontra inoltre con l'impossibilità di trovare un consenso sui particolari, ha ricordato Susanne Leutenegger Oberholzer. Ed è quanto è avvenuto con l'ultimo progetto del Consiglio federale, affossato alla fine di giugno del 2011, dopo che aveva raccolto critiche a non finire in procedura di consultazione.

 

Annosa questione - La problematica del suicidio assistito si trascina da anni. Già nel 2000, il governo aveva optato per lo statu quo quando l'allora ministra della giustizia Ruth Metzler gli aveva sottoposto un rapporto nel quale sollecitava di depenalizzare addirittura l'eutanasia attiva diretta.

 

Nonostante le insistenze del parlamento, il successore di Ruth Metzler Christoph Blocher non ha mai voluto legiferare. Eveline Widmer-Schlumpf aveva rilanciato il dossier, per poi trasmetterlo nel novembre del 2010 a Simonetta Sommaruga.

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