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FRIBURGOConfermato l'ergastolo: uccise la bambina di due anni del suo partner

11.03.24 - 12:31
Il Tribunale federale respinge il ricorso della donna. Aveva ucciso la piccola perché la sua presenza limitava la propria libertà.
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Fonte red
Confermato l'ergastolo: uccise la bambina di due anni del suo partner
Il Tribunale federale respinge il ricorso della donna. Aveva ucciso la piccola perché la sua presenza limitava la propria libertà.

FRIBURGO - È stata confermata dal Tribunale federale la condanna all'ergastolo di una giovane donna per l'omicidio di una bambina di due anni e mezzo avvenuto a Vuadens (FR) nel 2018. L'omicida aveva fatto ricorso contro la sentenza del Tribunale penale della Gruyère che due anni fa aveva ritenuto la donna colpevole. Ricorso che è stato respinto dal Tribunale federale.

Il corpo senza vita della bimba era stato scoperto alle 10.30 dell’11 novembre dal padre a casa sua, dove ospitava la piccola nei fine settimana nell’ambito del diritto di custodia che esercitava dal 2017, anno della sua separazione dalla madre. La condannata, che al momento dei fatti era la nuova compagna dell’uomo, era rimasta sola in casa con la bambina dalle 22 del 10 novembre alle 3.15 dell’indomani.

I periti non hanno riscontrato alcuna malattia mentale nella donna, che all'epoca del reato aveva 24 anni. Il suo reato era dovuto a una crescente frustrazione nella relazione con il partner. A causa della presenza della bambina, sentiva di dover rinunciare alle sue libertà, secondo la sentenza del Tribunale federale pubblicata questa mattina. Durante tutto il processo la 27enne aveva sostenuto la sua innocenza. Alla fine dei dibattimenti aveva perfino letto un breve messaggio scritto in cella: "Dovrò vivere con il peso di tutte queste accuse, ma almeno con la leggerezza di una coscienza pulita".

Nella stanza della vittima - Secondo il Tribunale federale, la registrazione dei movimenti della giovane donna da parte di un'applicazione sanitaria installata sul suo smartphone, non è assolutamente affidabile. Tuttavia, sulla base di questi e altri dati, il tribunale di primo grado ha potuto concludere che la donna si trovava nella stanza della ragazza al momento del reato.

Inoltre è stata ritenuta insostenibile l'ipotesi della donna che una terza persona avesse soffocato la bambina con un cuscino. Le tracce dei colpi, il ciuffo di capelli nella bocca della vittima e i peluche disordinati erano la prova di una avvenuta lotta.

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