La cronologia di ChatGPT può finire in tribunale

Le conversazioni con l'intelligenza artificiale possono diventare "prove". I chiarimenti delle forze dell'ordine svizzere. Gli interrogativi sulla protezione dei dati
JEFFERSON CITY - Un diciannovenne del Missouri ha ammesso a ChatGPT di aver danneggiato 17 automobili in un parcheggio, chiedendo poi all’intelligenza artificiale se potesse essere rintracciato e se rischiasse il carcere. Il chatbot gli avrebbe suggerito di non parlarne ulteriormente – consiglio che il giovane ha ignorato, come riporta lo Spiegel. Il caso solleva interrogativi sulla riservatezza delle conversazioni con i modelli di intelligenza artificiale e sull’eventuale accesso delle autorità svizzere ai contenuti scambiati con tali strumenti.
«OpenAI trattata come le altre piattaforme» - Renato Pizolli, portavoce della Conferenza dei comandanti di polizia cantonali, spiega che ChatGPT viene trattata come qualsiasi altra piattaforma di comunicazione: «Le autorità svizzere inoltrano richieste di assistenza giudiziaria internazionale anche a OpenAI, come già avviene su Snapchat o Instagram. Tali richieste sono già state presentate e soddisfatte». Le piattaforme basate su intelligenza artificiale stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nella raccolta di prove digitali.
Utilizzata anche in caso di reati gravi - Anche Bernhard Graser, portavoce della polizia argoviese, conferma che ChatGPT è già stata analizzata in casi di reati gravi: «Abbiamo ottenuto informazioni utili, sempre in collaborazione con la procura. Tuttavia, per la delicatezza dei casi, non possiamo fornire ulteriori dettagli». Altri cantoni, come Berna, dichiarano invece di non avere ancora utilizzato ChatGPT nelle indagini, pur monitorando con attenzione gli sviluppi legali legati all’uso di modelli IA.
Fedpol: richieste a seconda del reato - Un portavoce dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol) precisa che le richieste di accesso ai dati vengono inviate «a seconda del caso e del reato sospettato» ai fornitori coinvolti, che si tratti di Telegram, WhatsApp o piattaforme di intelligenza artificiale. Fedpol, però, non entra nello specifico delle collaborazioni con le singole aziende.
Il quadro giuridico - L’avvocato zurighese David Vasella, esperto di diritto informatico e protezione dei dati, chiarisce che le autorità svizzere non possono accedere direttamente ai dati di ChatGPT. Devono farlo tramite procedura di assistenza giudiziaria internazionale indirizzata a OpenAI, con tempi che possono risultare lunghi. Il codice di procedura penale svizzero consente la confisca di dati rilevanti, ma solo se il loro titolare si trova nel Paese. Quando i server o le aziende coinvolte sono all’estero – come nel caso di OpenAI, con sede negli Stati Uniti – è necessario attivare la cooperazione internazionale.




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