Un rapporto del Comitato europeo contro la tortura tinge un quadro a tinte fosche sulla situazione carceraria, soprattutto in Romandia.
BERNA - Le carceri svizzere sono tornate nel mirino del Comitato europeo contro la tortura (CPT): a preoccupare nello specifico sono il loro «sovraffollamento» e le «pratiche di polizia» che vengono applicate al loro interno.
Cos'è il CPT? - Il nome completo del CPT è “Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti” e pone in risalto i suoi due aspetti essenziali: anzitutto, che si tratta di un comitato a livello europeo e, in secondo luogo, che non «intende limitarsi alla prevenzione della tortura», ma si propone di controllare tutte quelle situazioni che potrebbero equivalere a «pene o trattamenti inumani o degradanti».
I soprusi - Il rapporto - redatto dopo la visita di marzo 2024 alle prigioni presenti in quattro cantoni romandi (Ginevra, Friburgo, Vallese e Vaud) - mette in evidenza la violenza subita dai carcerati dietro le sbarre. «Abbiamo raccolto le accuse provenienti da cittadini stranieri di maltrattamenti fisici e dell'uso eccessivo della forza», precisa la CPT, elencando tra i soprusi commessi dai secondini «colpi di manganello sulla testa», «pugni e calci», «violenti placcaggi al suolo» e pure «morsi dei cani poliziotto».
Queste violenze sembrano in particolar modo diffuse a Ginevra. «L'allarmante frequenza di denunce di maltrattamenti deliberati suggerisce che queste violenze siano una pratica persistente», sottolinea il CPT, consigliando l'attuazione «di misure decise» per lottare contro questo fenomeno.
Il sovraffollamento - La seconda «grave» problematica riscontrata dal CPT è quella del sovraffollamento delle carceri. Un problema non nuovo che le prigioni elvetiche si portano dietro da tempo. «La situazione è attualmente molto tesa in tutta la Svizzera», denunciava lo scorso anno il Centro svizzero di competenze in materia di esecuzione di sanzioni penali (CSCSP), precisando che il tasso di occupazione era passato da poco meno del 90% a più del 95% in dodici mesi. Un dato, questo, spiegato dal fatto che il numero dei carcerati continua ad aumentare - al 31 gennaio del 2024 l'Ufficio federale di Statistica (UST) ravvisava un +7% - mentre quello dei posti di detenzione rimane relativamente costante.
Disastro Romandia - Particolarmente difficile è la situazione vissuta in Romandia. «Al momento della nostra visita - ravvisa il CPT - il tasso d'occupazione della prigione di Bois-Mermet (VD) era del 166% e quello di Champ-Dollon (GE) del 132%». Una grana, quella del sovraffollamento delle carceri, che è presente anche alle nostre latitudini. Gli istituti carcerari ticinesi - secondo dati del febbraio del 2024 - erano infatti praticamente al completo. «Il sovraffollamento influisce sulle condizioni di detenzione e su quelle di lavoro per il personale delle carceri, conclude il rapporto del CPT, consigliando l'attuazione «di una strategia per la riduzione della popolazione carceraria».
La risposta di Berna - Nel rapporto pubblicato oggi, il CPT ha pure inserito la risposta del Consiglio federale nella quale si può leggere che i cantoni implicati «non tollerano alcun maltrattamento» e che «tutti gli abusi vengono sistematicamente denunciati e perseguiti». Berna ha inoltre informato delle misure previste per ridurre la sovrappopolazione e sulle forme alternative di esecuzione delle pene, precisando che il quadro giuridico esistente è «sufficiente» per renderle effettive.