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SVIZZERAVenti anni fa "Lothar" aprì una catena di eventi estremi

25.12.19 - 23:00
Il 26 dicembre 1999 la tempesta investì la Svizzera a ondate. Seguirono siccità e tempeste
Keystone
La rimozione degli alberi sradicati.
La rimozione degli alberi sradicati.
Venti anni fa "Lothar" aprì una catena di eventi estremi
Il 26 dicembre 1999 la tempesta investì la Svizzera a ondate. Seguirono siccità e tempeste

BERNA - Venti anni fa, il 26 dicembre 1999, la tempesta "Lothar" spazzò l'Europa centro-occidentale, causando morte e devastazioni: in Svizzera morirono 14 persone. Per gli esperti forestali, la tempesta invernale ha tuttavia avuto anche effetti positivi: a bassa quota sono ad esempio cresciuti boschi più resistenti al clima e ricchi di specie.

Il giorno di Santo Stefano di 20 anni fa i venti superarono i 200 chilometri orari e fecero cadere come birilli 12,7 milioni di metri cubi di legname, sradicando o piegando il 2% dell'intero patrimonio boschivo, secondo i dati forniti dall'Istituto federale di ricerca WSL di Birmensdorf (ZH). I danni materiali, al patrimonio forestale e alle infrastrutture, raggiunsero 1,35 miliardi di franchi.

La tempesta investì la Svizzera a ondate, raggiungendo l'apice tra le 10.00 e le 12.20: proveniente dal Giura colpì prima l'Altopiano e e poi la Svizzera centrale e nordorientale. Il versante sud delle Alpi fu invece risparmiato. Le velocità massime dei venti furono misurate sullo Jungfraujoch (249 km/h) e sull'Uetliberg, la collina che domina Zurigo (241 km/h).

«In poche ore, le raffiche di vento cambiarono il volto dei boschi più di quanto facciano le aziende forestali in 2-3», afferma l'ecologo forestale del WSL Thomas Wohlgemuth.

Gli alberi sradicati attirano il bostrico - Gli eventi estremi non finirono lì. Tre anni dopo ci fu la torrida estate del 2003: gli abeti rossi indeboliti dalla siccità furono facile preda del bostrico. Più tardi ancora, le tempeste Kyrill (2007) nonché Burglind e Vaia (2018) fecero danni soprattutto nelle regioni settentrionali e orientali. Nell'estate siccitosa del 2018 gli abeti rossi, già debilitati, hanno di nuovo subito forti infestazioni da bostrico.

Studi dell'ETH di Zurigo e del WSL hanno dimostrato che un veloce sgombero del legno sradicato favorisce la diffusione di insetti predatori e parassiti che riducono la diffusione del bostrico. Questi nemici del bostrico non sono però in grado di impedire del tutto l'infestazione degli abeti rossi, perché il loro sviluppo è in ritardo rispetto a quello del bostrico.

L'entomologo del WSL Beat Wermelinger teme che nei prossimi decenni i cambiamenti climatici renderanno i boschi ancora più vulnerabili alle infestazioni da insetti: «Nell’Altipiano svizzero, negli anni siccitosi dovrebbero riuscire a svilupparsi addirittura tre generazioni di coleotteri invece di due». Le ricerche hanno peraltro mostrato che nei primi anni dopo la tempesta, la varietà degli insetti aumenta, per poi ridursi con il rimboschimento.

Boschi più ricchi di specie e resistenti al clima - Nei boschi completamente rasi al suolo 20 anni fa sono nel frattempo cresciuti alberi alti da 10 a 15 metri. Gli studi del WSL mostrano che dopo una tempesta prevalgono specie pioniere come il salice, la betulla e il sorbo. Le nuove specie affiancano quelle già presenti: in particolare il faggio nell'Altipiano e l'abete rosso nelle regioni prealpine.

In altre parole: dopo essere stati rasi al suolo i boschi sono più ricchi di specie arboree. «Molte circostanze indicano che questi boschi sono più resistenti al clima e presentano specie supplementari come la quercia, il ciliegio e l'acero riccio», dichiara l'economista forestale del WSL Peter Brang.

Il motivo è che questi alberi sopportano meglio la siccità rispetto al faggio e all'abete rosso. Per quanto possa sembrare sorprendente, i disastri considerati catastrofici possono quindi avere un effetto stabilizzante a lungo termine.

È indubbio che per l'economia forestale, "Lothar" sia stato un evento estremo che ha causato enormi danni. La catena di eventi estremi che è seguita «ci ha resi consapevoli che simili fenomeni diventeranno sempre più la normalità».

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