«A Manchester stanno vivendo un’annata complicata. A Parigi… hanno commesso diversi errori»
Arno Rossini: «Acquisti? A volte senza logica».
PARIGI - Quando, a inizio stagione, si prova a indicare quali sono le favorite per la Champions League, un paio di nomi non mancano mai: PSG e Manchester City. Proprio le due squadre che, questa sera (mercoledì, ore 21) si incroceranno al Parco dei Principi in un pericolosissimo spareggio. Incredibilmente attardate in classifica, queste nobili del pallone d’Europa non hanno infatti ancora staccato il pass per il turno successivo, nemmeno per i playoff. E, a due giornate dalla fine, rischiano la clamorosa eliminazione.
«Lo sconfitto sarà nei guai - ha spiegato Arno Rossini - potrebbe non essere più padrone del suo futuro: nell’ultimo turno potrebbe dover essere costretto a vincere e sperare in un passo falso altrui. Situazione scomoda».
Incredibile, se si pensa alle possibilità, quasi infinite, dei club in questione.
«Non qualificarsi per la seconda fase di Champions League sarebbe un fallimento. Da perderci la faccia».
E una montagna di quattrini.
«PSG e City non hanno problemi di soldi: il “guaio” non sarebbe economico, sarebbe piuttosto un duro colpo al prestigio della società».
Come sono arrivati a questo punto?
«A Manchester stanno vivendo un’annata complicata. Può capitare, dopo tante ottime stagioni. A Parigi… beh, nel recente passato hanno commesso diversi errori. Hanno speso tanto, è vero, ma non hanno speso bene. Hanno comprato grandi calciatori - Messi, Neymar, Mbappé per citarne solo alcuni - ma li hanno accumulati come fossero figurine. A volte senza logica. E, soprattutto, senza una reale programmazione. Nel pallone non si inventa nulla. Si devono avere idee chiare e pazienza».
I risultati sono lì a dimostrarlo: sempre ottimi in Francia, dove il livello è quello che è, in Europa i rossoblù hanno incantato raramente. Proprio loro che dovrebbero invece avere come obiettivo minimo le semifinali.
«Forse ora, sotto la spinta di Luis Enrique, hanno cominciato a capire. Gli acquisti devono essere fatti per la squadra, non per la piazza. La strada giusta per stabilizzarsi ad altissimo livello è quella di ingaggiare giocatori giovani e di grande prospettiva, come l’ultimo Kvaratskhelia, e su questi pianificare il futuro. Creare uno zoccolo duro al quale aggiungere, all’evenienza, elementi in grado di alzare il livello. Comprare tanto per comprare, pur se si tratta di un calciatore forte, non ha senso. È evidente che, così facendo, non si può pensare di vincere subito: la possibilità di farlo a medio termine, se non si fanno errori, è però elevata. Almeno non si deve ripartire da zero, o quasi, ogni volta».