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L'OSPITEParliamo, seriamente, della legge sulle imprese artigianali (Lia)

02.09.16 - 15:00
Unione Associazioni dell’Edilizia
Foto d'archivio (Tipress)
Parliamo, seriamente, della legge sulle imprese artigianali (Lia)
Unione Associazioni dell’Edilizia

Il 1° settembre 2016 i rappresentanti dell’Unione Associazioni dell’Edilizia (UAE) si sono riuniti per fare il punto sull’evoluzione e sull’implementazione della LIA alla luce delle recenti modifiche introdotte dal Consiglio di Stato. L’UAE riunisce 13 associazioni dell’artigianato dell’edilizia in rappresentanza di 700 imprese, 5300 collaboratori e circa 1'100 apprendisti in formazione. La cifra d’affari globale annua generata è pari a circa 850 milioni di franchi.

La LIA è stata fortemente voluta dall’artigianato edile ticinese per tentare di riequilibrare una situazione divenuta negli ultimi anni insostenibile, a causa di una concorrenza sleale sempre più agguerrita e di una presenza di manodopera estera ormai incontrollata, in particolare a partire dal 15.01.2015 a seguito del deprezzamento dell’Euro che, di fatto, ha ulteriormente aumentato la competitività degli artigiani italiani del 20-25%. E questo senza dimenticare che – nonostante le misure di accompagnamento agli Accordi bilaterali – i costi della manodopera estera risultano essere nettamente inferiori ai nostri e, conseguentemente, i costi di produzione svizzeri rimangono, come noto, tra i più alti in Europa. Con queste premesse una effettiva reciprocità tra Svizzera e Unione Europea e, nel nostro caso, tra Ticino e Italia, era e resterà una mera utopia.

Negli ultimi anni in Ticino non si è solo assistito ad un proliferare massiccio di ditte bucalettere e di imprese fondate da pseudo-imprenditori – senza qualifiche e senza morale – ma vi è pure stato un costante aumento della perdita di cifra d’affari assorbita da imprese e lavoratori esteri, prevalentemente italiani, che attualmente ha raggiunto valori stimati in circa 200 milioni di franchi annui (in termini occupazionali: 1’300 posti di lavoro a tempo pieno). Di certo nessun cantone periferico svizzero è confrontato con una simile situazione, tanto meno i cantoni della Svizzera centrale che evidentemente faticano a comprendere la particolare situazione del Ticino.

L’Unione Associazioni dell’Edilizia – in assenza di segnali che potessero far sperare in un’inversione di tendenza e non potendo semplicemente assistere passivamente al deterioramento del settore – ha fortemente voluto e sostenuto l’implementazione di un albo degli artigiani, ora divenuto realtà con l’entrata in vigore il 1° febbraio 2016 della LIA (Legge sulle imprese artigianali), non discriminante e che permettesse di introdurre regole e controlli relativi ad aspetti socio-economici, aziendali e di competenze professionali, senza la pretesa di poter risolvere tutti i problemi ma certamente con l’intento di salvaguardare l’interesse generale.

I rappresentanti delle diverse associazioni affiliate all’UAE, anche se con qualche difficoltà, possono convivere con le modifiche apportate alla LIA dal Consiglio di Stato a posteriori, volte a correggerne il tiro (ad esempio l’entrata in vigore posticipata o un diverso modello di finanziamento), ma non possono in nessun caso accettare una situazione discriminatoria per le aziende ticinesi e tantomeno dei passi indietro da parte della politica. Rammentiamo che nel 2015 la legge è stata sostenuta dai capigruppo di tutti i partiti politici e votata a stragrande maggioranza dal Gran Consiglio e questo sicuramente non a caso! In questo frangente, riteniamo pertanto indispensabile che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

In considerazione di quanto sopra esposto, i rappresentanti dell’artigianato dell’edilizia ticinese chiedono anche al Consiglio di Stato di impegnarsi nel sostenere la nuova legge, in particolare in relazione ai seguenti aspetti:

1) la LIA deve essere applicata nella medesima misura sia agli offerenti locali che esterni (per evitare una disparità di trattamento);

2) la LIA deve poter preservare interessi pubblici preponderanti (la qualità e la sicurezza nei lavori, il rispetto delle leggi, la salvaguardia di posti di lavoro e di apprendistato);

3) contro la LIA e i sui contenuti non è stato inoltrato alcun ricorso (né contro la legge né contro il regolamento di applicazione).

In conclusione: attualmente sono oltre 1’900 le ditte che hanno già inoltrato la loro richiesta d’ammissione all’albo LIA, in gran parte artigiani ticinesi, di queste 600 sono già state avallate o sono in fase di approvazione. Si può pertanto sicuramente affermare che la LIA, cantonalmente, è largamente condivisa. Doveroso evidenziare che, per il committente, l’iscrizione all’albo LIA di un artigiano rappresenta indubbiamente una maggiore garanzia di qualità di prestazione in termini complessivi, sia tecnici che sociali, per cui ogni ticinese dovrebbe esserne cosciente. Questo progetto, chiaramente sostenuto dalla maggioranza delle aziende, si aspetta ora anche una coerenza politica, priva di tentennamenti, a salvaguardia dell’interesse cantonale.

 

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