
"Il giardiniere" intreccia il romantico al thriller, raccontando la storia di un assassino - ma non senza scrupoli
SAVOSA - Al quarto posto tra le serie tv Netflix più viste in Svizzera troviamo attualmente "Il giardiniere", una produzione spagnola il cui titolo potrebbe trarre in inganno, facendo pensare che si tratti della storia di un appassionato di botanica. Lo è, ma basta la locandina per far capire che ci troviamo alle prese con una storia che unisce fiori e sangue, giardinaggio e delitto.
Il protagonista è Elmer (Álvaro Rico), che a causa di un incidente stradale quando era bambino ha perso la capacità di provare emozioni. La madre La China Jurado (Cecilia Suárez) lo ha cresciuto sfruttando questa sua peculiarità e trasformando Elmer in uno spietato killer su commissione. È la donna a gestire questa rete clandestina. Tutto cambia quando la vittima successiva, la maestra d'asilo Violeta (Catalina Sopelana) rompe qualcosa nell'equilibrio del giovane e sovverte tutto il suo mondo. Da qui parte un lungo valzer di morte che vede protagonisti Elmer, Violeta e La China, che si troveranno a fare i conti con i sentimenti e con la polizia, che è arrivata sulle tracce del duo criminale.
"Il giardiniere" è soprattutto una prodotto crime, visto che i suoi sei episodi hanno quel tasso di delitto e thriller che ci si potrebbe aspettare da loro. Ma non solo: è una vicenda nella quale viene messo in evidenza il potere dirompente dei sentimenti e di come essi possano trasformare un'intera esistenza, nel bene o nel male.
La regia di Mikel Rueda e Rafa Montesinos è indubbiamente abile. Ma c'è qualcosa, in questa miniserie creata da Miguel Sáez Carral, che non convince del tutto e che non la rende al livello di prodotti ancora più apprezzati a livello internazionale. Forse il difetto (se tale lo vogliamo considerare) si trova in un eccesso di stereotipizzazione di alcuni personaggi, specialmente la madre. Anche la coppia di poliziotti, con le sue disfunzionalità, funziona ma fino a un certo punto. Alcune debolezze del mix tra generi - la commedia romantica che s'intreccia al thriller - possono aver giocato a discapito del risultato finale. C'è, in effetti, qualcosa di già visto più volte nella storia del cinema e della serialità (e con esiti probabilmente più felici). Gli autori avrebbero potuto giocare di più sull'umorismo nero, come in Spagna è stato fatto con ottimi risultati (basti pensare a "Crimen perfecto" del 2004).
Sebbene non ci siano ancora annunci ufficiali, il finale aperto della prima stagione (con tanto di colpi di scena a cavallo dei titoli di coda) lascia supporre che ci sarà un seguito. Basterebbe qualche aggiustamento per trasformare "Il giardiniere" in una serie importante e ancora più riuscita.