Arriva in libreria "Piacere, Adriana...", nuova fatica in giallo dello scrittore Giovanni Soldati.
Un romanzo in cui emerge ancora una volta la personalità della commissaria Veri, sensuale quanto tormentata.
LUGANO - Abita a Novazzano dove, tra l’altro, ha insegnato per 42 anni. Giovanni Soldati, 68 anni, si definisce un pensionato felice, appassionato di chitarra, di escursioni e di scrittura. Diverse le sue pubblicazioni. Di recente è uscito il suo nuovo romanzo, "Piacere Adriana..." (Fontana Edizioni). Con protagonista la commissaria Adriana Veri, tanto sensuale quanto tormentata.
Ancora un giallo. Ancora un omicidio. Lei ha la mente da serial killer?
«Non credo. I miei gialli sono giocati soprattutto sui sentimenti. L’omicidio è quasi un pretesto per scavare a fondo nell’animo dei personaggi».
La commissaria Adriana Veri è un personaggio sempre più caratterizzato. Il suo lato hot colpisce. E abbatte un po' di tabù. È d'accordo?
«D’accordissimo. D’altronde è un personaggio che piace sempre più ai miei lettori. Si sono appassionati a questa figura di donna forse ideale o forse idealizzata. Una quarantenne che ama tubini e scarpe tacco dodici. E che si muove in una Lugano appena appena riconoscibile. Adriana è una donna sempre piuttosto sopra le righe, tra incontri equivoci, sedute psicanalitiche e indagini svolte al limite della legalità».
È anche una donna fragile. Quanto è importante parlare di fragilità oggi?
«La fragilità è insita nell’essere umano. La commissaria Veri, ribaltando il verso di una canzone molto in voga questa estate, risolve mille problemi ma gliene rimane uno: quello sentimentale».
Nel libro muore brutalmente una fioraia. Che rapporto ha Giovanni Soldati coi fiori?
«Non mi sono posto il problema e non vorrei essere psicanalizzato per questo. Semplicemente mi serviva una cadavere… I fiori in ogni caso rappresentano una visione privilegiata del mondo: una parata di colori e profumi. Nel giardino di casa se ne trovano di tutte le varietà e se dovessi scegliere un fiore che mi possa rappresentare, di sicuro sceglierei di essere un girasole che, almeno idealmente, sa sempre volgere lo sguardo dalla parte giusta».