Quattro chiacchiere sul nuovo disco, sulla scena musicale e su com'è invecchiare da rockstar con Andrew Fletcher
ZURIGO - È fuori da due settimane “Spirit” il nuovo disco del trio inglese Depeche Mode che lo porterà live in giro per l'Europa da maggio. Da noi arriveranno però a fine giugno (il 18 a Zurigo e il 27 a Milano). Per l'occasione 20 Minuten ha scambiato quattro chiacchere con il tastierista Andrew Fletcher.
Andy, se fossi ragazzo oggi fonderesti ancora una band?
Non lo so, oggi è tutto così diverso... Noi eravamo un piccolo gruppo eppure ci ha messo sotto contratto una grande casa discografica. Al giorno d'oggi si vendono molto meno dischi e i locali, se devono, preferiscono assumere un dj.
Pensi che questo sia un vantaggio o uno svantaggio per i Depeche Mode?
Noi siamo fortunati, abbiamo milioni di fan che comprano i nostri dischi. I più giovani, invece, comprano gli mp3.
Siete invecchiati con i vostri fan?
Sono tre anni che non andiamo in tour. Quando prepari uno show devi comunque tenere da conto sia chi ti segue da tanto tempo e chi invece viene a vederti per la prima volta. Vogliamo soddisfare tutti, non vogliamo suonare solo per i cinquantenni!
Le recensioni per “Spirit” sono decisamente ambivalenti, c'è chi lo ha definito «imbarazzante» e chi lo ha messo fra i migliori della band. Voi le leggete?
Certo che sì! In generale mi sembra che abbiamo ricevuto ottime recensioni. Ma anche noi abbiamo estimatori e “hater”, fa parte del gioco. Ed è una cosa buona, in fin dei conti facciamo una musica impegnativa.
Meglio fare felice la critica o i fan?
Diciamo che ci teniamo a fare le cose per bene. Siamo gente fiera e se alla fine arrivano critiche puntuali da gente del settore, ci può anche stare. Ma in fin dei conti alla fine l'importante è non deludere chi ti segue da anni.