Non c'entra la paura: «Rischi non ce ne sono». I ticinesi, semplicemente, sono troppo affezionati allo sportello
LUGANO - Siamo i primi a navigare nella rete per consultare Wikipedia, leggere le notizie online, fare ricerche sulla salute. Quando si tratta di soldi, però, ci tiriamo indietro. In Ticino solo il 52% degli internauti, negli ultimi tre mesi, ha usato l'e-banking, a fronte del 68% media nazionale. Angelo Consoli, docente Supsi e responsabile del gruppo sicurezza sulla criminalità informatica, perché: forse abbiamo più paura degli altri?
«Io penso che il problema sia la nostra mentalità, che ci spinge ad andare allo sportello. Il concetto è: "Già che ci sono, passo"».
Ma l'e-banking è davvero sicuro?
«Lo è. I sistemi per infiltrarsi ormai sono cambiati. Oggi sono attacchi alla persona, al fattore umano. Non si prende di mira la banca. Si installa qualcosa sul pc privato, con un'azione di phishing attraverso la posta elettronica».
Le famose e-mail inviate dalla "banca"?
«È il phishing più classico, usato fino a qualche anno fa. Ma ormai tutti sanno, o dovrebbero sapere, che la banca non spedisce e-mail con link e richieste di informazioni o credenziali. Un tempo, a queste e-mail fasulle abboccava il 5%. Adesso non funzionano più».
Come si arriva ai soldi, oggi?
«Si studiano i profili personali, si mandano e-mail che non c'entrano nulla con il settore bancario. C'è una componente di cosiddetta "ingegneria sociale": si sfruttano le debolezze del singolo. Ma l'e-banking in se è sicuro. Le banche hanno troppo da perdere».
E-banking tramite pc o smartphone: cambia qualcosa?
«No. Personalmente scelgo il pc, ma per questione di praticità, non di sicurezza. Non dipende dal mezzo, ma dall'uso che se ne fa, quanto il sistema è aggiornato e le applicazioni sono indipendenti l'una dall'altra. Oggi uno smartphone di ultima generazione è più sicuro di un vecchio computer con antivirus».