A dirlo, davanti all'Ue, sono due docenti di neuroscienze e psicologia: secondo cui stress e rendimento precario sul lavoro causano ogni volta danni pari all'1-2% del Pil
LUGANO - A dirlo, questa volta, non è solo la gente: che ringrazia per quei minuti di sonno in più concessi sul finire di ottobre e si lamenta per il fastidio poi di doversi abituare all'orologio. Ci sono fior di studiosi che chiedono di farla finita: con un cambio dell'ora che causa più danni che benefici. Misurati in moneta sonante: fra l'1 e il 2% del Pil ogni volta che le lancette si spostano.
Più di mezzo miliardo in Ticino - Calcolati al ribasso, 13 miliardi di franchi l'anno in Svizzera, con i suoi 645 miliardi di franchi di Pil; oltre mezzo miliardo solo nel canton Ticino. E circa 300 miliardi di euro nell'Unione Europea, dove un paio di settimane fa Russel Foster, professore di neuroscienze all'università di Oxford, e Till Roenneberg, docente di psicologia medica all'università di Monaco, hanno presentato gli esiti del loro studio.
Una tradizione che compie cent'anni - Secondo cui il risparmio energetico, ragion per cui la pratica venne introdotta per la prima volta cento anni fa esatti in Germania, non pareggerebbe le perdite che affliggono di contro l'economia, soppesati i rischi sanitari e il rendimento sul lavoro. Numeri importanti alla mano, i due specialisti si sono presentati davanti alla Commissione per spiegare come il ritorno all'ora solare, previsto alle tre della notte fra sabato e domenica, sia anzitutto deleterio alla salute, incidendo negativamente sulle funzioni fisiche e mentali. E, di conseguenza, sul tessuto economico dei Paesi che ancora ne sono soggetti.
Più incidenti in auto e complicanze in sala operatoria - Incremento degli incidenti sulle strade, delle complicanze in sala operatoria: questo il primo costo per la società. Ma l'abbassamento delle prestazioni è l'altro, meno evidente ma forse più significativo aspetto del fenomeno, tale da spingere a ripensarci. Per dare un taglio allo stress, alla difficoltà ad abituarsi a nuovi ritmi, che non è questione di un week end ma si trascina per settimane.
Negozianti vs agricoltori - Solo commercianti e sportivi plaudono all'iniziativa ormai diventata tradizione. Strano, invece, che agli agricoltori, già sensibili ai ritmi della natura per abitudine e necessità a prescindere dalle convenzioni, non sia mai davvero piaciuta.