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STATI UNITI / SVEZIASpotify: la quotazione "partorisce" due miliardari

03.04.18 - 20:34
Con lo sbarco a Wall Street i due fondatori della piattaforma - Ek e Lorentzon - raggiungono una ricchezza rispettivamente di 2,8 e 3,7 miliardi di dollari
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Spotify: la quotazione "partorisce" due miliardari
Con lo sbarco a Wall Street i due fondatori della piattaforma - Ek e Lorentzon - raggiungono una ricchezza rispettivamente di 2,8 e 3,7 miliardi di dollari

NEW YORK - Dopo la quotazione di Spotify, i due fondatori della piattaforma di streaming musicale Daniel Ek e Martin Lorentzon entrano di diritto nel club dei miliardari.

Il 35enne amministratore delegato Ek, con una quota del 9,2% nella società, ha una ricchezza di 2,8 miliardi di dollari mentre quella del 48enne Lorentzon, col 12,25%, arriva a 3,7 miliardi di dollari.

Le cifre di Spotify -  È diffuso in 60 paesi, ha 157 milioni di utenti di cui 71 milioni paganti, un catalogo musicale di 35 milioni di canzoni, due miliardi di playlist caricate. Sono i numeri della piattaforma svedese che ha cambiato la musica facendo decollare lo streaming. Con la quotazione in Borsa punta ad arginare l'avanzata del concorrente Apple Music ma resta aperto il nodo dei compensi agli artisti e dei ricavi.

Il servizio è stato sviluppato a partire dal 2006 e lanciato nell'ottobre 2008 da Daniel Ek e Martin Lorentzon, prevede due tipi di utenti, gratuiti (sentono canzoni mischiate alla pubblicità) e a pagamento (ascoltano musica senza interruzioni e possono accedere ad una migliore qualità del suono). Di recente Spotify ha rivelato che 2 milioni di utenti "free" sono riusciti a rimuovere gli annunci grazie ad una versione piratata, per questo ha abbassato le stime degli utenti da 159 a 157 milioni.

Dal 2015 al 2017 la società ha avuto un boom dei ricavi - passati da 1,9 a 4,09 miliardi - ma ha visto aumentare le perdite chiudendo lo scorso anno con un rosso di 324 milioni di euro. Il principale concorrente è Apple Music che funziona solo a pagamento: ha 36 milioni di abbonati e secondo previsioni del "Wall Street Journal" entro l'estate, negli Usa, potrebbe diventare il primo servizio di musica in abbonamento. Deezer, Pandora e Tidal hanno numeri poco competitivi; a dare fastidio in futuro potrebbe essere Facebook che sta chiudendo accordi con le case discografiche.

Un fronte aperto è quello dei compensi agli artisti, soprattutto quelli indipendenti, che negli anni ha visto critiche eccellenti di David Byrne e Radiohead (questi ultimi poi hanno fatto pace). Secondo uno studio della Riia, l'associazione che riunisce le case discografiche mondiali, ogni mille ascolti Spotify paga circa 7,50 dollari. Più di YouTube (1,50 dollari) e meno di Apple Music (12 dollari). L'app e la diffusione degli smartphone hanno dato però una mano alla musica: sempre secondo la Riia, solo nel mercato americano nel 2017 quasi i due terzi di tutti i ricavi del settore provenivano dallo streaming, con un incremento del 43%.

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