Convocati i primi dipendenti. «Ma non significa che saranno automaticamente licenziati», precisa la banca a tio.ch. «Se chiuderemo altre sedi? Per ora no»
LUGANO/ZURIGO - Il paradosso non sfugge. Mentre Credit Suisse annuncia una ripresa dell'economia locale nel 2017, si ritrova a dover esibire, per se stessa, cifre che dicono il contrario. Perdite di 2,3 miliardi di franchi nell'ultimo trimestre, ben più dei 2,07 stimati dagli analisti di Bloomberg; 2,44 miliardi nell'intero anno. Così, complice la vicenda subprime e la maxi multa americana, verranno tagliati altri 5.500 posti di lavoro da qui a dicembre, hanno ribadito ieri il ceo Tidjane Thiam, la stampa indigena e quella internazionale.
Via 1.600 posti in Svizzera: ma quanti in Ticino? - «Per la Svizzera non cambia nulla: confermiamo i 1.600 tagli entro la fine del 2018 già messi in preventivo tempo fa», da Zurigo precisa a tio.ch/20Minuti Sebastian Kistner. Ma c'è chi, a queste latitudini, avrebbe preferito andasse in altro modo. Non tanto per la severità dei numeri, quanto – è l'accusa – per la maniera discutibile usata con i dipendenti. «Posti riconfermati a gennaio e poi, su convocazione, colloqui di licenziamento», narra chi pretende fiducia e anonimato.
La promessa: «Taglieremo nel modo più indolore» - «La riduzione di posti di lavoro in atto in Ticino fa parte del piano di riduzione dei costi che la banca ha annunciato nel 2015 e che rimane immutato. I colloqui che hanno avuto luogo recentemente non portano automaticamente al licenziamento», replica però alle rimostranze Kistner. Aggiungendo che «per questo motivo non comunichiamo cifre a livello regionale. Infatti, nell’ambito del nostro piano sociale, ci impegniamo a ridurre i posti di lavoro nella maniera più indolore possibile, ossia sfruttando la fluttuazione naturale e cercando attivamente possibili alternative all’interno del gruppo».
Sempre meno clienti in filiale: «Ma resta troppo importante» - Di certo, gli 800 dipendenti circa in Ticino hanno dunque solo l'incertezza. Quanto a un'eventuale ulteriore riduzione delle sedi, passate da 18 a 14 nel 2013 fino a diventare 12 lo scorso anno dopo la chiusura delle filiali di Giubiasco e Roveredo, «non c'è ancora nulla di pianificato. Sappiamo che per molti clienti ormai sono superflue, grazie ai servizi online, ma crediamo che un buon numero ancora continui ad aver bisogno di recarsi fisicamente in banca».