Secondo il Centro studi dell'organizzazione delle imprese italiane la sfiducia ha compresso la domanda interna "ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali": gli acquisti di beni durevoli sono scesi molto più del reddito reale disponibile, gli investimenti sono ai minimi storici in rapporto al Pil e le scorte sono bassissime. Contemporaneamente, si legge ancora, vengono meno o si allentano le tre cause del regresso: credit crunch, iper-restrizione dei bilanci pubblici e frenata della domanda globale.
A giudizio di Confindustria, però "basilare per la ripartenza è che si sollevi la cappa di paura creata dalla situazione politica interna; perciò - ribadisce l'organizzazione - è cruciale che l'esito delle imminenti elezioni dia al Paese una maggioranza solida, che abbia come priorità le riforme e la crescita, fornendo così un quadro chiaro che infonda fiducia nel futuro e orienti favorevolmente verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori. Rimarranno deboli le costruzioni, per le quali vanno prese misure specifiche".
Tra gli elementi positivi, Confindustria elenca il fatto che nel sistema globale l'incertezza politica si sia "quasi dissolta", i "continui segnali di progresso, alcuni perfino nell'Eurozona" grazie all'azione della Bce ("che rimane però timida sui tassi"), la Cina che è ripartita, il risveglio dell'edilizia residenziale negli Stati Uniti, le materie prime, specie il petrolio, "che fiutano il riavvio mondiale".