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SIRIAL'Isis decapitato ma non sconfitto cambia pelle

27.10.19 - 22:01
Con la morte di Abu Bakr al Baghdadi la minaccia non è finita: cellule clandestine sono attive soprattutto tra Siria e Iraq. Ucciso anche il braccio destro del Califfo
Keystone
Abu Bakr al Baghdadi in un video del 2014.
Abu Bakr al Baghdadi in un video del 2014.
L'Isis decapitato ma non sconfitto cambia pelle
Con la morte di Abu Bakr al Baghdadi la minaccia non è finita: cellule clandestine sono attive soprattutto tra Siria e Iraq. Ucciso anche il braccio destro del Califfo

DAMASCO - La testa del serpente è stata tagliata, Abu Bakr al Baghdadi è morto, ma questo non significa che la minaccia sia finita, anzi. L'Isis è vivo e rimane presente e pericoloso con cellule clandestine attive soprattutto tra Siria e Iraq, dal Mediterraneo alla Mesopotamia. E sta cambiando pelle.

Da quando il sedicente Stato islamico è stato dichiarato sconfitto militarmente in Iraq nel dicembre 2017 e in Siria nel febbraio 2019, si sono rincorse a più riprese voci sulle sorti del Califfo e sui suoi possibili successori. Ma nessun nuovo leader dell'Isis è finora emerso come figura indiscussa. L'organizzazione non sembra più guidata da un vertice, ma da una serie di capi locali. E questo perché si sta adattando ai diversi contesti: dalla regione mediterranea alla valle dell'Eufrate tra Siria e Iraq, fino alla regione irachena confinante con l'Iran.

Baghdadi era iracheno. E l'Isis ha la sua culla proprio nell'Iraq centro-occidentale di Anbar, ancora oggi sua roccaforte. I jihadisti operano anche a nord e raggiungono la periferia di Mosul, nella piana di Ninive, ex capitale irachena dello Stato islamico. Sia in Siria che in Iraq piccoli gruppi di guerriglieri compiono attacchi mordi e fuggi ai posti di blocco. E infliggono colpi con autobomba e attacchi suicidi.

A est e a ovest del confine siro-iracheno l'Isis gode inoltre di una relativa legittimità da parte di alcuni settori delle comunità locali, arabe e sunnite. Dopo decenni di marginalizzazione e anni di guerra al terrorismo, milioni di questi siriani e iracheni non hanno finora visto nessuna alternativa di sviluppo proposta dai governi centrali, né dalle forze curdo-siriane, né tantomeno dai paesi stranieri che operano nella regione. E alle decine di migliaia di familiari dell'Isis, ammassati in situazioni disperate nei campi profughi tra Iraq e Siria, si aggiungono migliaia di jihadisti, prigionieri in carceri tra Eufrate e Tigri.

Con la campagna militare turca nel nord-est siriano, centinaia tra familiari e membri dell'Isis sono fuggiti. Tra questi ci sono stranieri, ma anche moltissimi locali. I combattenti siriani e iracheni stanno emergendo infatti come la nuova avanguardia dell'Isis. Il contesto di insurrezione clandestina offre meno garanzie di sopravvivenza ai 'foreign fighters', mentre consente ai locali di mimetizzarsi di fronte ai tanti nemici: le forze curde, i russi, gli americani, i governativi siriani, gli iraniani, gli Hezbollah libanesi, i combattenti siriani anti-regime.

L'Isis non trova rifugio solo lungo l'Eufrate, nella zona di Palmira e in quella di Raqqa, nel sud-ovest al confine con la Giordania, ma anche in mezzo ai qaidisti di Idlib. Così è successo che Baghdadi sia stato ospitato, anche se per poco, da un gruppo siriano vicino ad al Qaida: Hurras ad Din, i Guardiani della Fede. E' una milizia che cerca di emergere in un contesto dominato dal Fronte Nusra, ex affiliato di al Qaida e che da tempo tenta di 'sirianizzarsi', non senza il benestare di Ankara.

Ucciso anche il braccio destro di al Baghdadi - Abu Hassan al-Muhajir, portavoce dell'Isis e braccio destro di Abu Bakr al-Baghdadi, è stato ucciso nel nord della Siria. Lo hanno reso noto fonti delle Forze democratiche siriane, a prevalenza curda.

In precedenza il loro comandante, Mazloum Abdi, aveva riferito su Twitter che «Al-Muhajir, braccio destro di al Baghdadi e portavoce dell'Isis era stato preso di mira nel villaggio di Ain al-Baydah, vicino a Jarablus, in un'operazione coordinata tra l'intelligence delle Forze democratiche siriane e le forze armate americane».

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