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GUERRA IN UCRAINA

L'Ucraina e il modello Corea: «Zona demilitarizzata nel Donbass»

Il quotidiano Le Monde afferma che Kiev accetterebbe di perdere la parte di territorio non ancora in mano ai russi solo se verrà istituita una zona franca militare. Ma il consigliere di Zelensky non conferma.
Foto AFP
Fonte ats
L'Ucraina e il modello Corea: «Zona demilitarizzata nel Donbass»
Il quotidiano Le Monde afferma che Kiev accetterebbe di perdere la parte di territorio non ancora in mano ai russi solo se verrà istituita una zona franca militare. Ma il consigliere di Zelensky non conferma.

Kiev è pronta ad accettare la creazione di una zona demilitarizzata nel Donbass, scrive oggi il quotidiano parigino Le Monde citando sue fonti. La zona demilitarizzata sarebbe su entrambi i lati della linea di demarcazione. La concessione, scrive il giornale, è stata approvata dall'Unione europea.

Il Donbass, regione strategica con un bacino minerario ambito dalla Russia dal 2014, potrebbe essere posta sotto la supervisione delle forze internazionali, in particolare degli Stati Uniti, per prevenire ulteriori aggressioni russe.

Kiev: «Cattiva interpretazione» - L'ufficio del presidente dell'Ucraina definisce "errate" le interpretazioni del quotidiano parigino Le Monde secondo cui Kiev sarebbe disposta ad accettare la creazione di una cosiddetta "zona cuscinetto" nel Donbass.

«Se l'Ucraina sia d'accordo o meno può essere deciso solo al più alto livello politico o dal popolo ucraino», ha indicato Dmitry Lytvyn, consigliere del presidente ucraino, riferendosi ad alcune analisi del consigliere Mykhailo Podolyak riportate da Le Monde. Podolyak, ha aggiunto Lytvyn, ha parlato non del consenso di Kiev, ma del fatto che in teoria si potrebbero discutere vari modelli di sicurezza, ma tutto dipende dai dettagli, riferisce l'agenzia di stampa italiana Ansa, senza precisare dove o su quale media Lytvyn si sia espresso.

Reticenze russe - Intanto il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, citato dalle agenzie di stampa russe Tass e Interfax, ha affermato di non credere «che saremo completamente soddisfatti» dal nuovo piano per la fine della guerra dopo le consultazioni tra USA, Ucraina ed Europa.

«Non abbiamo visto alcuna versione modificata dei piani americani. Quando la vedremo, potremmo non gradire molte cose», ha detto. «Prima o poi, i contatti attivi con gli americani riprenderanno, perché ciò che gli americani stanno attualmente coordinando con europei e ucraini deve prima o poi esserci mostrato, il che naturalmente provocherà la nostra risposta appropriata», ha spiegato.

Slovacchia non finanzierà spese militari di Kiev - Dal canto suo, ieri il premier slovacco Robert Fico ha annunciato che al prossimo vertice dell'UE il suo paese non sosterrà alcuna soluzione che finanzi le spese militari dell'Ucraina. Davanti al parlamento Fico ha letto la sua lettera indirizzata al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa che tra l'altro recita: «La Slovacchia non prenderà parte a piani che non fanno altro che prolungare le sofferenze e le uccisioni».

Inoltre, nella missiva Fico ha scritto che non sosterrà «alcuna soluzione che comprenda la copertura delle spese militari dell'Ucraina per i prossimi anni». Ha sottolineato che, in qualità di convinto sostenitore della politica di pace, non può votare a favore del prolungamento della guerra con lo stanziamento di decine di miliardi di euro per le spese militari. A suo avviso l'utilizzo dei beni russi congelati «può minacciare direttamente gli sforzi di pace degli USA, che prevedono proprio l'utilizzo di tali risorse per la ricostruzione dell'Ucraina».

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