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ITALIALe sardine in piazza a Bologna sono 40mila

19.01.20 - 21:08
«Domenica non sarà solo un voto regionale, ma un modo per entrare nei libri di storia: è un referendum come quello tra repubblica e monarchia», ha detto il portavoce del movimento
keystone-sda.ch (Max Cavallari/LaPresse)
Quarantamila sardine nella piazza bolognese per il concertone.
Quarantamila sardine nella piazza bolognese per il concertone.
Le sardine in piazza a Bologna sono 40mila
«Domenica non sarà solo un voto regionale, ma un modo per entrare nei libri di storia: è un referendum come quello tra repubblica e monarchia», ha detto il portavoce del movimento

BOLOGNA - «Raggio di sole», li chiama Francesco Guccini. «Ossigeno per la democrazia», dice il leader del Partito democratico, Nicola Zingaretti, mentre il premier italiano Giuseppe Conte aspetta di riceverli. E a due mesi dal loro primo flash mob le sardine esultano nella piazza bolognese strapiena per il concertone che andrà avanti fino a notte fonda: «Siamo 40mila ed abbiamo già vinto».

Intanto il leader della Lega Matteo Salvini non molla, batte piazze e paesi a ritmo serrato, snobbando il movimento nato per contrastare la sua narrazione e che lo aspetta a Bibbiano il 23 per un ultimo testa a testa, a una settimana dal voto in Emilia Romagna cruciale anche per la tenuta del Governo.

«L'alternativa c'è, possiamo cambiare l'esito delle elezioni», è la speranza di Mattia Santori, portavoce del movimento antipopulista nato spontaneamente sotto le Due Torri. «Domenica non sarà solo un voto regionale, ma un modo per entrare nei libri di storia: è un referendum come quello tra repubblica e monarchia», la replica del leader della Lega.

Il concertone non era iniziato nemmeno da un'ora, quando Mattia Santori, portavoce delle sardine, già esultava: «Siamo in 35-40 mila, potevamo andare in una piazza grande il doppio». Big della musica come Afterhours e Subsonica, molti del mondo della cultura e dello spettacolo italiano, in tanti hanno nuotato nel mare di sardine che si aspettano di avere una portata decisiva sul voto di domenica prossima. «Tra una settimana c'è un punto di svolta, si capirà se siamo destinati a decenni di squadrismo digitale o ad aprire una nuova epoca fatta di democrazia, relazioni e partecipazione», dice Sartori. Insomma, se Salvini e il centrodestra dovessero perdere elezioni «su cui hanno giocato tutte le loro carte, anche le più sporche, sarebbe un segnale per tutta la politica, anche europea».

Il portavoce del movimento rivela di essere stato contattato «da alti esponenti del Movimento 5 Stelle», ma non Luigi Di Maio, e non da Stefano Bonaccini: «È stato l'unico a non cercarci, nemmeno per vie traverse». Ma poco dopo il candidato governatore del centrosinistra si fa sentire: «Da Comacchio mando un grande abbraccio al mare di sardine che hanno invaso piazza VIII agosto a Bologna per una grande festa di musica, spettacolo e politica». Ora, all'orizzonte, c'è anche l'incontro con il premier italiano Conte, che nei giorni scorsi ha confermato la sua disponibilità. «Non siamo un partito politico, né il nuovo M5S - ha chiarito intanto Santori -, ma portiamo istanze e l'esperienza di persone che si sono trovate a ricevere energie che si credevano assopite».

Matteo Salvini attaccato le sardine - «ho visto che fanno un partito e vogliono cancellare i decreti sicurezza» - e spinge i motori del suo tour parallelo a quello della candidata Lucia Borgonzoni. A un giornale israeliano spiega che l'antisemitismo è legato all'aumento di migranti e del fanatismo islamico, promette che Gerusalemme sarà capitale di Israele con lui premier. Poi si getta in un vero show, nelle tappe romagnole del capitano sono state un vero e proprio show: cappello da chef in testa al Sigep, il salone della pasticceria in corso a Rimini; promesse ai pescatori a Cervia («la Lega quando andrà al governo non romperà le palle a chi va per mare», mentre oggi «se uno sbaglia a pescare un pesce invece di un altro rischia grosso e diventa più pericoloso pescare che spacciare droga»). E infine chiude il suo comizio intonando a squarciagola "Romagna Mia", il celebre pezzo di Secondo Casadei. Poi ancora c'è energia per la consueta sfilata di selfie e battute al vetriolo alla vigilia dello scontro in Giunta sul caso Gregoretti.

L'ennesima polemica parte con le parole dell'ex ministro leghista, Roberto Calderoli: «Dopo il 25 aprile, avremo anche il 26 gennaio, festa nazionale di Liberazione dal comunismo rosso dell'Emilia-Romagna». Un concetto ripreso da Matteo Salvini: «Non è un voto regionale, ma un referendum come quello monarchia-repubblica». Bonaccini li gela: «Calderoli si vergogni, offende quelle migliaia di donne e uomini, spesso ragazze e ragazzi, che diedero la vita per liberarci davvero dal regime nazifascista che si rese protagonista di indicibili orrori, omicidi, devastazioni e lutti».

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