Per risparmiare qualche sterlina a viaggio, la compagnia incede nel "fuel tankering" e ammette: «Potrebbe non essere la cosa giusta»
LONDRA - Nel nostro piccolo, il riflesso lo conosciamo tutti: partendo in viaggio in auto per attraversare Paesi in cui la benzina costa di più si è tentati di fare il pieno prima di lasciare la Svizzera al fine di risparmiare qualche franco. Chi lo facesse, non dovrebbe vergognarsi troppo: a fare attenzione a simili esigui risparmi è infatti anche un colosso dell'aeronautica come British Airways. E per poche decine di sterline. Il problema? Gli aerei inutilmente più pesanti consumano di più ed emettono più CO2: una conseguenza piuttosto controproducente a livello d’immagine (e rispetto dell'ambiente) in un’epoca in cui l’aviazione civile è chiamata a ridurre le proprie emissioni di gas serra.
A denunciare la pratica del “fuel tankering” è un’indagine di Bbc Panorama, che rivela come su almeno un quinto delle tratte europee la compagnia di bandiera britannica riempia i propri serbatoi con carburante extra per evitare di dover fare il pieno nelle destinazioni in cui il combustibile costa di più. Il risparmio? Anche di sole 10 sterline a viaggio (meno di 13 franchi), ma a volte, di alcune centinaia di sterline. Più importante, però, è il bilancio di anidride carbonica in più inutilmente emessa con questo sistema: circa 18mila tonnellate solo lo scorso anno, quanto una città di 100mila abitanti.
Questo è «un classico esempio di una compagnia che mette il profitto prima del pianeta», denuncia il direttore esecutivo di Greenpeace UK, John Sauven. «È per questo che non possiamo permetterci di credere per un altro decennio alla pratica delle grandi aziende di darsi una patina di credibilità ambientale e aspettare una riduzione volontaria delle emissioni», ha aggiunto. Dal canto suo, British Airways ha ammesso che la pratica del “fuel tankering” «potrebbe essere la cosa sbagliata da fare» e ha annunciato una revisione delle sue pratiche di rifornimento.
British Airways sostiene di ricorrere a questa pratica principalmente per voli a corto raggio e solo «nel caso in cui ci siano differenze di prezzo considerevoli tra aeroporti europei». Le emissioni extra da essa causate, sottolinea inoltre, rappresentano il 2% delle emissioni generate dal "fuel tankering" effettuato da tutte le compagnie aeree in Europa.
Eurocontrol - l'organismo che coordina il controllo aereo in Europa - calcola che ogni anno nel Vecchio Continente il maggior peso degli aerei causato dal "fuel tankering" determina la combustione di 286mila tonnellate di carburante in più per 901mila tonnellate di CO2 extra. Anche tenendo conto che la maggiore quantità di combustibile bruciato costa alle compagnie circa 175 milioni di euro (157 di carburante e 18 di certificati di emissione), gli operatori ottengono comunque un risparmio netto complessivo di 265 milioni di euro all'anno (circa 290 milioni di franchi).