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Terzo album per The Fratellis, dopo cinque anni di attesa
GLASGOW - Il 10 ottobre scorso il progetto The Fratellis ha dato alle stampe We Need Medicine (Bmg Rights Management/Tba), il terzo album. Jon Fratelli (John Lawler, voce/chitarra) ne narra la genesi…
Il combo, che Lawler condivide con Barry Fratelli (Barry Wallace, basso) e Mince Fratelli (Gordon McRory, batteria), non rientrava in studio dal 2008, momento in cui pubblicò Here We Stand (Island Records), produzione che seguì Costello Music (Fallout/Island Records, 2006), l’album di esordio, in cui figura Chelsea Dagger, brano che proiettò la formazione al di fuori di un circuito di nicchia, riservato soltanto a pochi adepti.
“Poco dopo la pubblicazione del secondo disco sentivo la necessità di un cambiamento – ammette Jon – Così, insieme a Lou Hickey, diedi vita ai Codeine Velvet Club… Dalla matrice garage/rock’n’roll passai al baroque pop...”. Dopo un solo album, omonimo (Island/Dangerbird, 2009), il duo si sciolse e Lawler iniziò a focalizzarsi sul suo primo disco in veste solista, Psycho Jukebox (Island Records, 2011), andando a recuperare le sonorità appartenute al gruppo-madre, ma… “Io, Barry e Mince ci ritrovammo sullo stesso palcoscenico nel 2012, forse più maturi di un tempo… - aggiunge – D’altra parte, a Here We Stand occorreva un seguito…”.
We Need Medicine raccoglie undici tracce: “Non credo che al suo interno ci siano dei sostanziali cambiamenti rispetto ai nostri due dischi precedenti… Del resto, parliamo di rock’n’roll… A celarsi nel mezzo dei solchi, seppur con qualche innovazione, risuonano Elvis Presley, Eddie Cochran, Buddy Holly e Little Richard… Come prima, direi…”.
Coloro che vengono citati da Lawler trasudano dal disco, è vero… Tant’è che pullula di inconfutabili analogie… Halloween Blues riprende l’intro di Jailhouse Rock (Elvis Presley), This Old Ghost Town recupera parte della linea melodica di Brown Eyed Girl (Van Morrison), mentre da Jeannie Nitro trabocca Jenny, Jenny (Little Richard). E su queste mie affermazioni, Lawler dice: “È possibile… Ti confesso, però, di non averlo notato…”.
