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«Usiamo i ristorni dei frontalieri per i ticinesi in difficoltà»

Lo chiede un’interpellanza presentata al Governo da Tiziano Galeazzi e Boris Bignasca
TiPress - foto d'archivio
«Usiamo i ristorni dei frontalieri per i ticinesi in difficoltà»
Lo chiede un’interpellanza presentata al Governo da Tiziano Galeazzi e Boris Bignasca
BELLINZONA - «Non un atto di rappresaglia verso l’Italia, bensì un segnale forte affinché venga finalmente firmato il nuovo accordo fiscale parafato nel 2015». È questa la premessa alla base dell’interpell...

BELLINZONA - «Non un atto di rappresaglia verso l’Italia, bensì un segnale forte affinché venga finalmente firmato il nuovo accordo fiscale parafato nel 2015». È questa la premessa alla base dell’interpellanza inoltrata da Tiziano Galeazzi (UDC) e Boris Bignasca (Lega dei ticinesi) al Consiglio di Stato. «Tutti gli sforzi fino ad oggi messi in campo dalla nostra diplomazia sono risultati vani - scrivono i due firmatari -. Un chiaro segnale che all'Italia, l'attuale accordo del 1974, va bene e non lo vuole cambiare».

Al Governo ticinese viene chiesto di «dirottare» quest’anno - considerate le difficoltà economiche conseguenti alla pandemia di coronavirus - «l’assegno milionario» dei ristorni «per un sostegno urgente verso la popolazione e l’economia ticinese». In particolare sussidi cassa malati straordinari, agevolazioni per famiglie duramente colpite dalla pandemia, aiuti agli indipendenti, tredicesima AVS per gli anziani con complementare, una nuova rete socio-sanitaria, aiuti al turismo e alle PMI.

Qualora il Consiglio di Stato non ritenesse di «congelare i ristorni del 2019» per destinarli ai ticinesi in difficoltà, Galeazzi e Bignasca chiedono «cosa vorrebbe fare il Governo ticinese per tutelare gli interessi del Cantone senza il nuovo accordo 2015, quale tipo di accordo è stato discusso tra Christian Vitta e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana» e «che fine ha fatto la “road map” che accompagnava l’accordo parafato nel 2015 in cui si evinceva la possibilità di poter operare in Italia nel settore finanziario e assicurativo senza più incappare in violazioni penali di cross-bording».

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