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CANTONE / SVIZZERAYendi chiude, 20 posti a rischio in Ticino

13.04.17 - 06:02
Nei quattro punti vendita locali gli scaffali erano semivuoti da giorni: ma nessuno sospettava l'epilogo annunciato ieri
Yendi chiude, 20 posti a rischio in Ticino
Nei quattro punti vendita locali gli scaffali erano semivuoti da giorni: ma nessuno sospettava l'epilogo annunciato ieri

LUGANO/BULLE - Che qualcosa non andasse, lo si poteva intuire già da inizio settimana almeno. Qualche abito in vetrina, qualche altro all'interno del negozio e gran parte degli scaffali invece vuoti: a Grancia, giusto per descrivere uno dei quattro punti vendita in Ticino, lunedì Yendi restituiva un'impressione di desolazione. Ma, alla gente per caso di passaggio, l'ottimismo suggeriva un rinnovo dell'assortimento; non certo il fallimento, annunciato ieri ai dipendenti con una lettera che significa la possibilità, anzi probabilità elevata, di perdere il posto.

«Tutti sono a rischio», si è limitato a commentare ieri un portavoce dell'azienda che in un centinaio di esercizi in Svizzera dà lavoro a circa 500 persone e in Ticino conta quattro insegne, tra Lugano, Serfontana a Morbio, Centro Coop di Tenero e uno spazio a Bellinzona. Sul sito, gli ultimi annunci per il reclutamento del personale sono datati 29 luglio 2019: quando si cercavano «volti di giovani donne di carattere» da utilizzare come modelle per un marchio apprezzato più per i prezzi accessibili che per la qualità. Qualche anno fa era finito sotto accusa anche per le paghe ai dipendenti, attraverso il racconto di una commessa di Zurigo che lamentava paghe al di sotto della media. Ma l'epilogo era ancora lontano.

Mesi di trattative per trovare un'acquirente, da parte di due membri della direzione che un anno fa avevano rilevato l'azienda con l'obiettivo di risollevarne le sorti. Ma la ricerca si è conclusa con un nulla di fatto: nessun accordo né per la cessione dell'intero gruppo, né della rete di punti vendita. Una ventina i lavoratori in Ticino, informati come tutti gli altri solo ieri della procedura di fallimento inviata martedì: dopo che, nemmeno una settimana prima, e-mail interne avevano provato a rassicurare i responsabili delle filiali, invitati oggi dal direttore Jean-Marc Nicolet a continuare come nulla fosse le vendite «nell'interesse di tutti». Per Unia, a conoscenza da tempo dei debiti che si accumulavano e dei contratti di locazione non rinnovati, resta però inaccettabile il modo con cui si è nascosta finora la verità; in programma, il 18 aprile, un incontro con i vertici.

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