"Fregata da un’applicazione che arriva dalla Tunisia"

Si chiama Trafic Ticino, all’inizio è gratuita, ma poi diventa a pagamento. I suoi operatori sono dislocati in Africa per aggirare le leggi svizzere. A smascherarla è Raissa Morisoli, una 17enne di Moleno
Si chiama Trafic Ticino, all’inizio è gratuita, ma poi diventa a pagamento. I suoi operatori sono dislocati in Africa per aggirare le leggi svizzere. A smascherarla è Raissa Morisoli, una 17enne di Moleno
MOLENO – Un’applicazione per aggiornarsi sul traffico, che da gratuita diventa a pagamento. Uno strano ponte tra Svizzera e Tunisia, che consente di aggirare il divieto di dare informazioni legate ai radar su suolo elvetico. Sullo sfondo, una ragazzina di 17 anni, Raissa Morisoli di Moleno, che chiede solo di non dovere pagare 100 franchi (all'anno) per un servizio non richiesto. “Avevo scaricato quell’applicazione sul cellulare, credendo fosse gratuita – racconta –. Serviva per il mio ragazzo. Due giorni più tardi mi chiama un consulente e mi dice che dopo il primo mese occorre pagare. Io rifiuto e disdico. Ma loro da mesi continuano a mandarmi richiami”.
Una storia infinita - L’applicazione in questione si chiama Trafic Ticino. Il suo ruolo dovrebbe essere quello di fornire informazioni sulle perturbazioni del traffico sulle strade e sulle autostrade svizzere. “Io non volevo un servizio a pagamento – spiega Raissa – e quindi subito dopo avere parlato con il consulente ho inviato un’email di disdetta. Loro però hanno continuato a insistere. Mi sono arrivati tanti richiami. E io ho inviato loro di nuovo l’email di disdetta. Invano. Sono passati diversi mesi. Ora la questione è in mano a una ditta di riscossione crediti in Romandia, è un vero casino”.
Il test della verità - Incuriositi dalla situazione, chiamiamo insieme a Raissa il centralino di Trafic Ticino. L’operatore ci dice che Raissa non ha rispettato la procedura. Che non ha mai inviato una disdetta ufficiale. Peccato che la 17enne, davanti a noi, tenga proprio le copie stampate di quelle email. La discussione con l’operatore si fa accesa quando gli facciamo notare che l’applicazione non è più disponibile in Apple Store. Forse perché altri hanno reclamato? “Stiamo facendo dei lavori di miglioria. Tra un po’ l’applicazione sarà di nuovo disponibile”, sostiene l’operatore.
Cattiva informazione - Aggiungiamo che al momento di scaricare l’applicazione la ragazza avrebbe dovuto essere informata, in un modo o nell’altro, che si trattava di un servizio a pagamento. Non due giorni dopo, attraverso un consulente, al telefono. L’operatore a quel punto alza la voce: “Ma voi avete già visto un servizio 7 giorni su 7 gratuito?”.
La sorpresa - L’aspetto più sorprendente della vicenda emerge qualche secondo più tardi. Quando chiediamo all’operatore dove si trova fisicamente. Lui ammette: “In Tunisia. Siamo in Tunisia”. E aggiunge: “Perché in Svizzera non si possono fare segnalazioni sui radar. È proibito. Il nostro servizio è per forza delocalizzato. Riceviamo le segnalazioni dagli utenti della strada svizzeri e poi le diffondiamo ai nostri clienti. Le nostre fonti sono i nostri stessi abbonati. Restando in Svizzera questa cosa non avremmo potuto farla”.
Autorità impotenti - Insomma, in Svizzera da inizio 2013 c’è un divieto esplicito, ma per aggirarlo si vola addirittura in Africa. Se poi si pensa che il servizio viene prima offerto come gratuito per poi risultare a pagamento, il quadro è completo. “Non conoscevamo Trafic Ticino – fa notare Renato Gazzola, portavoce del Touring Club Svizzero –. Di certo il tutto sembra una bella furbata. Purtroppo anche se si tratta di un’attività fuorilegge, difficilmente l’autorità svizzera ha la possibilità di intervenire presso gli operatori tunisini”. Anche Michele Isolini, capo dell’Ufficio giuridico della Sezione della circolazione, conferma la tesi di Gazzola. “La procedura d’intervento internazionale sarebbe davvero complessa. Difficile risalire a chi sta dietro le quinte di questa operazione”. Ma ammonisce: “Chi fa uso di queste informazioni resta potenzialmente punibile”.





Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!