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«È frustrante vedere tutti quei progetti bloccati»

CANTONE«È frustrante vedere tutti quei progetti bloccati»

20.12.22 - 06:30
Ricorsi a raffica: Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, scocciato su Piazza Ticino. A sorpresa, però, sorride tre volte.
Ti-Press (archivio)
«È frustrante vedere tutti quei progetti bloccati»
Ricorsi a raffica: Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, scocciato su Piazza Ticino. A sorpresa, però, sorride tre volte.

BELLINZONA - Il boccone più indigesto è probabilmente quello legato alla rete tram-treno del Luganese. Ma sono tante le spine nel fianco di Claudio Zali. Il direttore del Dipartimento del territorio, ospite di Piazza Ticino, non ne può più della "ricorsite acuta" che sta sempre più contagiando i ticinesi. I progetti piccoli o grandi, comunali, cantonali e nazionali, bloccati a causa di uno o più ricorsi sono a decine. «Intendiamoci – dice Zali –, la democrazia è una buona cosa. Ma non nascondo la mia frustrazione nel vedere certe opere ferme». 

Le opposizioni possono essere a più livelli. 
«C'è chi si sente penalizzato in quanto cittadino da un determinato progetto. C'è chi ricorre per questioni ideologiche. E anche chi lo fa in quanto sconfitto. Parlo di studi di ingegneria che magari hanno partecipato a un concorso pubblico e hanno perso il mandato per poco. Umanamente posso capire che si chieda di rivedere le cose. Ma tutto ciò ci rende difficile il lavoro». 

Sì. Perché i tempi si dilatano. 
«E lo fanno in una maniera difficilmente immaginabile per il cittadino. Anche le risposte da parte dei tribunali generano attese. Sarebbe ideale avere una giustizia tempestiva, ma mi rendo conto della mole di lavoro che questi uffici hanno». 

Cosa le dà più fastidio? 
«La tendenza a impugnare tutto. Con un ricorso si arreca un grave pregiudizio a chi vuole costruire. Occorrerebbe distinguere tra il ricorso legittimo e quello fatto solo allo scopo di rallentare. Quest'ultimo tuttavia non è facilmente individuabile». 

Ricorsi che si accumulano. Si è dato una spiegazione?
«Negli ultimi decenni è cambiato l'approccio dei cittadini alla cosa pubblica. Ora si è molto ripiegati sul privato. Prevale l'interesse personale. Prima le persone erano più contente quando si faceva qualcosa per la collettività». 
 
Come si esce dal cortocircuito?
«Ora come ora si può ricorrere su tutto. Cambiare la legge sarebbe troppo complesso. Al momento si media con gli oppositori. Nel caso del tram-treno c'erano 115 opposizioni. Con un centinaio di contrari siamo riusciti a trovare un compromesso. In molte circostanze col dialogo e con la negoziazione arrivano buoni risultati. Restano una quindicina di irriducibili».

In generale qual è il vostro rapporto con gli oppositori?
«Cerchiamo sempre di metterci nei panni di chi potrebbe essere toccato dalla pianificazione di un'opera. Ai ricorsi siamo preparati e anche a parlare con le persone. Capita che non ci sia troppo margine di manovra quando trovi qualcuno di principio contrario a qualcosa. Oppure quando sull'altro fronte come compromesso si propone qualcosa di sproporzionato o di ingiusto». 

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