Cerca e trova immobili

BERNACercare su internet informazioni sul proprio dipendente: si può?

08.08.14 - 22:46
Una domanda quanto mai attuale a seguito del caso della porno-segretaria che ha pubblicato su Twitter autoscatti di nudo, fatti dal suo ufficio a Palazzo Federale
Foto twitter
Cercare su internet informazioni sul proprio dipendente: si può?
Una domanda quanto mai attuale a seguito del caso della porno-segretaria che ha pubblicato su Twitter autoscatti di nudo, fatti dal suo ufficio a Palazzo Federale

BERNA - Il datore di lavoro può cercare informazioni sul proprio dipendente su internet? La questione è più che mai d'attualità dopo il caso scoppiato a Palazzo Federale che vede protagonista l'ormai famosa segretaria dei servizi parlamentari.

Una dipendente che ha pubblicato su Twitter autoscatti di nudo dal suo ufficio. Non solo, la donna ha partecipato a 200 film pornografici e nessuno dei suoi superiori l'ha saputo.

Sul caso della segretaria del Palazzo Federale che ha twittato dal suo ufficio foto in cui era nuda e che ha recitato in oltre 200 film porno il governo federale è stato troppo lassista?

Nel codice di comportamento dell'amministrazione federale si legge che "i dipendenti devono prestare attenzione anche nella vita privata che la reputazione, il prestigio e la credibilità della Confederazione non vengano lese". Visto il caso della segretaria "hot" il paragrafo pare risultare abbastanza inefficace, anche se l'Ufficio federale del personale (UFPER) ha precisato che, a livello giuridico, esso include l’uso dei social media. 

Thomas Geiser, esperto di diritto di Lavoro all'Università di San Gallo, ha spiegato che "il datore di lavoro non può imporre normative che regolano il tempo libero dei propri dipendenti".

Il problema risiede nel fatto che spesso è difficile tracciare una linea netta tra lavoro e vita privata. Le cose che pubblica su internet una persona ricadono anche sul suo datore di lavoro e quindi riguardano quest’ultimo. Il caso della porno-segretaria in parlamento è esemplare. Al datore di lavoro non interessa nulla se recita in film porno amatoriali, ma se la stessa dipendente pubblica su Twitter autoscatti di nudo fatti sul posto di lavoro, allora si può considerare lesa la reputazione della Confederazione.

La domanda che ci si pone è se la Confederazione non dovrebbe controllare meglio e prestare più attenzione ai post pubblicati su internet dai propri dipendenti. La risposta di Geiser lascia intendere che la questione non è di facile interpretazione. Infatti assumere informazioni sui propri dipendenti attraverso il motore di ricerca Google è questione assai controversa. Fondamentalmente il datore di lavoro ha il permesso di controllare su internet soltanto il materiale accessibile pubblicamente. Nel caso di un profilo Facebook protetto, invece no.

Andrea Iltgen, direttrice di Xeit ed esperta di social media, ritiene che scivoloni come quello della segretaria a palazzo federale non si possano tuttavia evitare con regolamenti e controlli. Secondo lei in certi casi le aziende avrebbero le mani legate. Iltgen raccomanda ai dirigenti aziendali, che siano pubblici o privati, di prevenire già al momento dell'assunzione. "Il nuovo collaboratore deve essere informato su come ci si comporta di fronte all'utilizzo dei social media". Inoltre il lavoratore dipendente deve essere sensibilizzato maggiormente su temi che riguardano la tematica della sfera privata.

Per Philipp Bauer, rappresentante dei datori di lavoro, una maggiore sensibilizzazione e leggi chiare in materia di social media sono le uniche armi a disposizione per affrontare la problematica. "Sottolineiamo che il datore di lavoro non dovrebbe immischiarsi nella vita privata dei propri dipendenti" ha detto Bauer, sicuro che la maggioranza della gente è consapevole del fatto che a prevalere, in tutti i casi, dovrebbe essere il buon senso.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE