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Truffa milionaria alla cassa disoccupazione: i colpevoli confessano e patteggiano

I quattro imprenditori che erano attivi nell'edilizia e un ex sindacalista hanno ammesso la maggior parte dei fatti. La principale mente, che si trovava già in carcere, ha ricevuto 24 mesi di reclusione per truffa aggravata.
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Fonte Ats
Truffa milionaria alla cassa disoccupazione: i colpevoli confessano e patteggiano
I quattro imprenditori che erano attivi nell'edilizia e un ex sindacalista hanno ammesso la maggior parte dei fatti. La principale mente, che si trovava già in carcere, ha ricevuto 24 mesi di reclusione per truffa aggravata.

LOSANNA - Ha avuto un esito inaspettato il caso riguardante la vasta truffa operata ai danni della Cassa cantonale di disoccupazione di Vaud (CCC). Oggi, nel primo giorno del processo che si sarebbe dovuto svolgere per due settimane a Losanna, è stato reso noto che i cinque imputati hanno trovato un accordo con la procura, riconoscendo le proprie colpe.

Gli accusati, quattro imprenditori che erano attivi nell'edilizia e un ex sindacalista, hanno ammesso la maggior parte dei fatti e accettato le pene nei loro confronti. La principale mente, che si trovava già in carcere, ha ricevuto 24 mesi di reclusione per truffa aggravata.

Questa infrazione è stata contestata anche all'ex sindacalista, accusato di aver agito come "facilitatore" nella frode, che è stato condannato a 33 mesi, di cui sei da scontare. Gli altri protagonisti della vicenda se la sono cavata con pene più lievi.

Le sanzioni devono ancora essere formalmente convalidate dal Tribunale distrettuale di Losanna. Il suo presidente ha tuttavia affermato oggi che gli accordi fra le parti sembrano "adeguati". L'unica vera incertezza che permane riguarda il sesto e ultimo imputato, attualmente latitante.

Le intese si sono concretizzate la scorsa settimana, anche se in precedenza erano già stati avviati dei contatti, ha spiegato Nicolas Cruchet, il procuratore incaricato del caso, a margine dell'udienza. A suo dire, ognuno ha dovuto fare un passo verso l'altro: il Ministero pubblico ha ceduto su alcuni punti, mentre gli imputati, parlando di "stanchezza" e desiderio di "voltare pagina", hanno riconosciuto "in extremis" gran parte degli addebiti, il che ha valso loro una riduzione di pena, ha illustrato Cruchet.

Danno per 3 milioni - La truffa, che si è protratta dal 2013 al 2016, consisteva nell'intascare illegalmente indennità di insolvenza, che coprono gli stipendi arretrati quando un'azienda fallisce. Il danno per la cassa di disoccupazione vodese è stato stimato in 3 milioni di franchi.

Secondo l'atto d'accusa principale, lungo 144 pagine, il raggiro seguiva quasi sempre lo stesso schema: gli imprenditori provocavano volontariamente una serie di fallimenti, consentendo a loro collaboratori e conoscenti, che fungevano da dipendenti fittizi, di richiedere le indennità. Tali domande venivano poi inviate alla sede di Losanna del sindacato Unia, dove lavorava il complice, che in seguito trasmetteva i fascicoli alla CCC.

Le indennità indebitamente percepite venivano spartite tra i falsi dipendenti, i titolari delle aziende fallite e il sindacalista. Anche i veri impiegati ricevevano il denaro, ma alcuni pure in maniera illegale tramite stipendi e ore di lavoro gonfiati.

In totale, una ventina di imprenditori, quasi tutti originari dei Balcani, e circa 300 dipendenti hanno abusato del sistema. Alla truffa aveva preso parte anche un secondo sindacalista, deceduto però nel frattempo.

Avviata nel 2016, l'indagine del Ministero pubblico vodese aveva già portato a diverse condanne di protagonisti minori. Restavano da giudicare i principali artefici dell'inganno, ma, come detto, il processo è stato interrotto sul nascere.

Non è invece stata evidenziata alcuna complicità all'interno della cassa, ma una verifica della Corte dei conti ha rivelato nel 2018 "una flagrante mancanza di rigore" nella concessione delle indennità di insolvenza. Da allora, sono state adottate diverse misure per evitare tali abusi.

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