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BERNADall'Ucraina e dallo Sri Lanka per tamponare la penuria di docenti

08.03.24 - 10:27
La carenza di personale ha spinto il Cantone a semplificare la procedura per gli stranieri che vogliono l'abilitazione all'insegnamento
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Dall'Ucraina e dallo Sri Lanka per tamponare la penuria di docenti
La carenza di personale ha spinto il Cantone a semplificare la procedura per gli stranieri che vogliono l'abilitazione all'insegnamento

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

BERNA - All'inizio del nuovo anno scolastico mancano diversi mesi. Tuttavia sembra già accertata la penuria di insegnanti nel Canton Berna. Attualmente - riporta la BernerZeitung - sono 359 i posti di lavoro a tempo indeterminato pubblicati sul portale delle offerte di lavoro del Cantone. Secondo la Direzione della pubblica istruzione e della cultura (BKD), il numero dei posti vacanti è aumentato rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

«La situazione è ancora tesa», afferma Christoph Schelhammer, portavoce del BKD. Franziska Schwab, dell'Associazione per l'educazione di Berna, concorda: «Siamo preoccupati».

Pensionati e studenti sono già stati chiamati sul campo per sopperire alla carenza. Ora il Cantone vuole concentrarsi su un altro gruppo con un notevole potenziale: donne e uomini che hanno completato la loro formazione di insegnanti all'estero.

Attualmente non ci sono dati su quanti docenti di questo tipo vivano nel Canton Berna. Tuttavia, un recente studio tedesco ha rilevato che gli insegnanti sono uno dei tre maggiori gruppi professionali tra i migranti in Europa. Subito dopo medici e badanti.

Tra questi, l'ucraina Svitlana Deineko ed Elsie Chandrasegaram dallo Sri Lanka. Unico problema: i loro diplomi non sono riconosciuti in Svizzera. Tuttavia un nuovo corso dell'Università di Berna per la formazione degli insegnanti mira a porre rimedio a questa situazione. Entro sei mesi, saranno rese idonee all'insegnamento. L'interesse è alto. Al momento sono state presentate 200 domande per 16 posizioni, ma altri corsi inizieranno in autunno.

I casi di Svitlana e Elsie - Svitlana Deineko è tra le 16 partecipanti. La 43enne è fuggita due anni fa dalla guerra in Ucraina con suo figlio e ha trovato subito lavoro in Svizzera, anche perché per l'insegnante di tedesco la lingua non è un problema. Ha lavorato prima come traduttrice e ora è insegna in un corso rivolto agli stranieri. Un lavoro che la entusiasma: «Ho tutto il mondo nella mia classe, è molto eccitante». Ma la posizione è temporanea, e siccome non sa come andranno le cose nel suo Paese, sta iniziando a pianificare la sua vita qui.

Anche Elsie Chandrasegaram frequenterà il corso di abilitazione. La trentasettenne era un'insegnante di inglese nello Sri Lanka, come suo nonno. Nel 2018 è arrivata in Svizzera per amore e qui ha sposato quello che ad oggi è suo marito. Da allora ha svolto diversi lavoretti, come volontaria in un asilo nido e come addetta alle pulizie. Come Svitlana, anche Elsie vuole che il suo diploma di insegnante sia riconosciuto in Svizzera.

L'ostacolo della burocrazia - Per farlo serve seguire tutto un iter burocratico. Entrambe sono in ballo da oltre un anno: devono ottenere e tradurre i diplomi di studio, i certificati di lavoro e persino le pagelle scolastiche. Un'impresa non facile. «In Ucraina non tutte le istituzioni possono funzionare a causa degli attacchi», spiega la prima. Ma anche in Sri Lanka non è facile ottenere i documenti. Inoltre le due devono sostenere anche un test di lingua. È richiesto il livello più alto, il C2.

Oltre al lungo scambio di documenti, molti devono frequentare lezioni e recuperare esami, nonostante abbiano completato gli studi. Anche perché la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) sottolinea che la formazione compiuta all'estero deve corrispondere alla qualità dei corsi di laurea svizzeri.

Il corso di abilitazione bernese vuole abbattere questi ostacoli? Secondo l'istituto di formazione degli insegnanti, il nuovo corso non è equivalente a un diploma riconosciuto dalla CDPE. Tuttavia, vista la carenza di manodopera qualificata, i partecipanti sono una risorsa preziosa. Tuttavia la trattenuta sullo stipendio di circa il 20%, che si applica alle persone non formate, rimane in vigore fino al riconoscimento del diploma.

Il programma è concepito per essere compatibile con la famiglia e gli altri impegni. Con lezioni e seminari online in orari non di punta. L'obiettivo è insegnare il sistema scolastico locale in circa 300 ore. Vengono ampliate anche le competenze didattiche e metodologiche.

Per superare il nuovo corso è sufficiente un diploma B2 in tedesco. In altre parole è richiesta la conoscenza delle lingue, ma non è pari a quella dei madrelingua. Ma sarà sufficiente per le lettere ai genitori, le annotazioni sul quaderno o la correzione delle prove? La direttrice del programma Nathalie Glauser afferma: «La comunicazione è ovviamente essenziale nella professione di insegnante. L'obiettivo è chiaramente anche quello di sviluppare ulteriormente le competenze linguistiche».

«Attenzione al livello linguistico» - Per Alain Pichard, docente e pubblicista molto noto nella Svizzera tedesca anche in virtù della sua militanza politica nei Verdi liberali (è granconsigliere a Berna), «bisogna fare molta attenzione al livello linguistico». Soprattutto oggi, quando un quarto degli studenti non è più in grado di leggere un semplice testo.

Il livello B2 è appena sufficiente, troppo basso però per materie come il tedesco o la storia. In linea di principio, tuttavia, Pichard è favorevole alla misura del Cantone.

Anche l'Associazione per l'educazione di Berna sottolinea da sempre l'importanza di una buona formazione degli insegnanti. «Non vogliamo abbassare i requisiti di ammissione, ma abbiamo bisogno di compromessi per superare questa impasse», conclude Schwab.

 

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